Non sappiamo ancora quale forma prendera’ il progetto del governo di
cacciare gli zingari, i rom, i romeni dall’Italia. E siccome i rom
nuovi arrivati, dei cui crimini si e’ tanto parlato negli ultimi mesi
in Italia, vengono dalla Romania, il progetto prevede anche di
limitare la presenza dei romeni in Italia, di filtrarli alle
frontiere, tanto piu’ che anche i romeni non rom hanno commesso
numerosi crimini e reati. Si infrangerebbe pero’ cosi’ una norma
europea, perche’ la Romania e’ entrata nell’Unione Europea il 1 gennaio
2007. Questo ingresso ha fatto dei romeni dei cittadini europei, e
anche i rom sono diventati cittadini europei visto che in Romania
erano cittadini romeni. Mentre, sia detto tra parentesi, da noi, in
Italia, paese civile, gli zingari sono in gran parte apolidi, ai quali
neghiamo la cittadinanza italiana e non riconosciamo i nostri stessi
diritti.
Zingari, abbiamo detto. Cioe’ rom. Giornali e politici si sono imposti
da tempo un tabu’ linguistico che vieta di chiamare gli zingari con
questo nome. I giornali non scrivono mai zingari, ma nomadi, rom,
perfino slavi. Lo stesso fanno i programmi televisivi. Adesso si dice
e si scrive soprattutto romeni, intendendo anche i rom. Non sara’
inutile precisare che rom e romeni non sono la stessa cosa. I rom
stanno ai romeni come i nostri zingari (rom anche loro, o sinti)
stanno agli italiani.
Gli zingari, i rom e gli altri gruppi che portano altri nomi, sono
arrivati in Europa dall’India nel Medioevo. In Italia erano gia’
presenti nel XV secolo. Erano calderai ambulanti, piu’ tardi sono
diventati commercianti di cavalli. Nell’Europa orientale sono
musicisti. Suonano ai matrimoni e nelle altre feste. Alcuni sono
diventati grandi interpreti. Ma la gran parte di loro non si e’ mai
assimilata, e nemmeno integrata, ne’ in Italia, ne’ negli altri paesi
europei ne’ negli altri continenti dove il loro nomadismo li ha
portati: Nord Africa, America. Una parte degli zingari si sono
sedentarizzati, ma la gran parte e’ rimasta nomade. A primavera le loro
roulotte riprendono il cammino, secondo itinerari noti. Una volta
erano carovane tirate da cavalli, ma i percorsi erano gli stessi.
Cervantes (nella sua splendida Gitanilla) e Garcia Lorca in Spagna,
Victor Hugo in Francia, Ion Budai-Deleanu in Romania hanno cantato la
liberta’ del popolo zingaro, come Tolstoj quella dei ceceni.
Gli zingari sono ladri, sono pericolosi? Qualche volta si’. Ma come ha
scritto recentemente Guido Ceronetti sul Sole 24Ore (domenicale, 11
maggio 2008) “il pugno della legge” non puo’ essere disgiunto per loro
“dalla comprensione di un mistero spirituale che da sempre accompagna
tutte le races maudites di questo strano pianeta”, e, aggiungerei
prosaicamente, dal rispetto per i diritti fondamentali dell’uomo.
Anche se Ion Mailat, zingaro romeno, ha ucciso a Roma una donna il 31
ottobre 2007 a Tor di Quinto, non per questo possiamo dire che tutti
gli zingari sono assassini. Sappiamo che Mailat ha agito da solo,
senza complici, e che il suo atto criminale e’ stato segnalato alla
polizia da un’altra zingara dello stesso campo. Ma questo delitto e’
diventato nell’immaginario di tanti, un immaginario che molti politici
condividono o temono, il delitto emblematico della presenza dei rom e
dei romeni in Italia. Una colpa da punire non sull’individuo, ma
sull’intera nazione.
La Comunita’ di sant’Egidio, in un suo documento dedicato allo stato
dei rom romeni in Italia, ricorda che negli anni Cinquanta i giudici
minorili svizzeri avevano aperto un dibattito sull’alto numero di
reati compiuti da minori italiani. “Ci si chiese allora”, si legge nel
documento, “se non vi fosse una propensione culturale della
popolazione italiana al furto. Un’idea avvalorata da molta letteratura
europea.” Il dibattito si spense appena la popolazione italiana
acquisi’ un migliore status sociale, aprendo negozi e ristoranti, e i
reati diminuirono, ma gli stessi sospetti si appuntarono subito sui
nuovi venuti, portoghesi, poi jugoslavi, infine turchi.
Non sappiamo se i romeni, rom e non, arriveranno a migliorare il loro
status sociale in Italia, che oggi e’ spesso marginale, o se, come si
ventila, saranno cacciati prima. In quest’ultima ipotesi, non ci resta
da chiederci chi saranno i loro successori.
Possiamo anche chiederci cos’aveva fatto l’Italia davanti all’arrivo,
previsto, di migliaia di zingari romeni dopo il 1 gennaio 2007. Come
si e’ saputo dopo i colloqui italo-romeni seguito all’omicidio Mailat,
l’Italia non aveva nemmeno chiesto all’Europa le sovvenzioni che
questa mette a disposizione degli stati nazionali per l’assistenza
agli zingari. Sei mesi dopo, da quanto si apprende, il Comune di
Genova pensa ancora di provvedere ad alloggiare i rom romeni del
territorio con i fondi europei assegnati… alla Romania. E’ toccato
alla sottosegretaria romena Dana Varga, di etnia rom lei stessa,
ricordare alle autorita’ della Liguria che esistono fondi europei a
disposizione dell’Italia per questo scopo.
Per equita’ dobbiamo anche ricordare che, prima che arrivi il decreto
anti-rom, i diritti elementari degli zingari romeni sono gia’ stati
violati piu’ volte in Italia. Tra il 2007 e il 2008, a Roma, a Milano
e, temo, anche in altre civilissime citta’ italiane, sono state messe
in azione le ruspe per distruggere i campi dei rom. A Milano gli
zingari, dopo lo sgombero del campo della Bovisasca, sono stati
inseguiti e dispersi, e cosi’ temo altrove. Se non fosse stato per la
protesta dell’Arcivescovo di Milano, il Cardinal Tettamanzi, la
notizia non sarebbe uscita dalle pagine locali dei giornali.
Saremo dunque noi, italiani europei del XXI secolo, i primi a
perseguitare un popolo che vive tra noi da almeno da sei secoli?
Certo, i primi del nuovo secolo, ma non i primi in assoluto, visto che
la Germania nazista, nel 1933, li ha privati di tutti i diritti, poi
li ha avviati ai forni crematori, dove ne sono scomparsi, pare,
cinquecentomila.
Rom, nella lingua indoeuropea degli zingari, vuol dire “uomo”.
Ricordate le parole di Primo Levi? “Se questo e’ un uomo…”
Lorenzo Renzi
http://www.lettera22.it/showart.php?id=9120&rubrica=124