Sull’altare della ridicola dicotomia: “privato bene, pubblico male” il Parlamento si appresta a votare con la questione di fiducia (quindi non emendabile) il famigerato decreto Ronchi che contiene, fra le altre cose, la privatizzazione dei servizi idrici, ovvero dell’acqua del rubinetto.
Siamo passati da uno Stato imprenditore che era banca, assicurazione, acciaieria, cantiere navale, ente energetico, telefonico, editore televisivo, ente di trasporto aereo, ferroviario e financo produttore di merendine e pandori, ad uno Stato che ha ceduto ogni sua attività ai privati. Aspettiamo con ansia il giorno in cui privatizzeranno anche biblioteche e musei.
Se da un lato sono d’accordo che lo Stato imprenditore è foriero (soprattutto in Italia) di costosi baracconi che germinano di clientele e nepotismi vari, ci sono alcuni tipi di servizi che sono e dovrebbero essere indisponibili.
Un’azienda privata, che ha nel suo scopo fondativo il profitto, può aribtrariamente decidere di sospendere il servizio idrico perchè non è più conveniente, può decidere di non fare manutenzione agli impianti (con degrado della qualità o enorme spreco di acqua) perchè non è interessante e proficuo farlo, può alzare a piacimento il costo del metro cubo d’acqua per colmare propri disavanzi, magari in quei luoghi dove le utenze sono poche e molto sparpagliate nel territorio (quindi difficili da raggiungere).
Per arrivare ai paradossi, come quello che successe dopo l’affaire Enron con l’energia elettrica californiana, che uno dei luoghi a più alto tasso di tecnologia del pianeta dovesse comprare energia elettrica da una nazione non del tutto sviluppata come il Messico, perchè protestata dalle imprese di pulizie.
Se l’azienda che gestisce il servizio idrico fallisce e non fosse conveniente per alcun imprenditore accorrere al capezzale a salvarla, quale scenario si aprirebbe?
O i cittadini restano senza acqua, oppure (come per Alitalia) interviene la mano pubblica a sanare le voragini e ci ritroveremmo a dover pagare per riavere un servizio che era già nostro, sempre coi soldi di Pantalone.
In più, visti i tempi biblici della giustizia e la scarsa attitudine a rispettare le leggi e l’ambiente, se qualcuna di queste aziende private compisse atti contro la legge o contro l’ambiente, quali garanzie avremmo che poi pagherebbero i danni, o in termini economici o anche più simbolicamente, finendo a ripensare ai propri misfatti dietro delle sbarre di ferro?
Per altro, dopo anni ed anni di privatizzazioni, se si esclude il mercato (che è nato dopo la fine dei monopoli di Stato) dei telefoni cellulari, in quale altro settore avete visto i benefici della concorrenza?
Assicurazioni? Banche? Elettricità? Treni? Carburanti? Tutta gente stra-condannata dall’Antitrust a vario titolo perchè sospettata di fare “cartelli”.
In pratica, come riportato in quest’articolo dell’Unità il risultato più probabile sarà quello di vedere i monopoli pubblici sostituiti da oligopolii privati, con in più la beffa di essere per lo più in mani straniere dove ci sono multinazionali già fortissime nel mercato dell’acqua come Suez e Veolia.
Congratulazioni e grazie di cuore.