Nel se pur piccolo e marginale aneddoto che racconta Hillary Clinton nella propria autobiografia su Silvio Berlusconi, si racchiude bene, per come ho inquadrato io il fenomeno berlusconiano, il pensiero del già cavaliere.
In pratica per lui il fatto di essere sempre stato supino ai desiderata della casa Bianca (il caso pià clamoroso l’aver rotto il fronte europeo durante la crisi del golfo, anzichè sostenere l’asse non interventista che forse ci avrebbe risparmiato un conflitto) dovrebbe essere qualcosa la cui riconoscenza meriterebbe un velo pietoso su certi comportamenti e vizietti privati, anche quelli che, come si suol dire ing ergo giornalistico, “imbarazzano le cancellerie”.
In sostanza anche l’azione di governo, la diplomazia e tutto il resto, non sono guidate dal bene collettivo, o come minimo dal bene parziale dell’elettorato di riferimento, ma tutto è imperniato attorno all’ego ipertrofico del protagonista, che cerca di affermarsi presso la Casa Bianca come “amico fidato” e passare alla Storia come grande Statista, a prescindere dal fatto che le proprie scelte siano utili, giuste, sbagliate, condivise, invise ecc… a tutti gli altri.
Già ho scritto in passato che quando si potrà volgere su questo periodo uno sguardo mondato dalle pulsioni e passioni dell’attualità e si passerà dalla cronaca alla storia, forse un quadro complessivo di quanto male abbia fatto alla nostra democrazia e alla nostra nazione questo ventennio oscuro verrà dipinto. Non è detto che succederà, ancora oggi il fascismo è circondato di falsi miti di efficienza e rigore, coi treni che arrivavano in orario e le porte di casa che potevano essere lasciate senza lucchetto, per non parlare dell’adagio autoassolutorio secondo cui l’unica grande colpa del fascismo fu l’entrata in guerra (stendendo un vergognoso sudario su leggi razziali, confini politici, squadrismi, sopprusi e nepotismi vari).
E, sempre facendo un parallelo con l’altro celebre ventennio, ancora oggi paghiamo il prezzo di quello scotto. La nostra Costituzione ha distribuito i poteri in modo che non esista nessuna istituzione abbastanza forte da tenere salde le redini e guidare un cambiamento. Quando la corruzione ha dilaniato le carni della nostra cosa pubblica si è aperto un conflitto insanato con la Magistratura, che pure ha la grave lacuna di essere un organismo non elettivo e tuttavia diviso in correnti di ispirazione politica. E queste correnti nacquero proprio perchè negli anni ’50 e ’60 la magistratura era in gran parte composta da giudici e procuratori formatisi in epoca fascista e che non sapevano (o volevano) rifarsi alla Costituzione nell’esercizio del proprio mandato. Lo scopo delle correnti fu proprio quello di mettere in atto la Costituzione.
E come molte cose nate con nobili intenti, il correntismo oggi è uno dei mali acuti del nostro sistema giudiziario. La nostra Costituzione era prevista perchè ci fossero partiti forti e istituzioni deboli. Con la dissoluzione dei partiti storici a seguito di Tangentopoli, si è avuto questo periodo travagliato con istituzioni deboli e partiti deboli, in cui ha appunto trovato terreno fertile il leaderismo e la personalizzaione della politica.
Quindi non illudiamoci che la lenta dipartita politica di berlusconi e del berlusconismo cessi di infondere i suoi venefici miasmi quando finalmente si scriverà la parola fine sulla stagione, perché il veleno sta spesso nella coda.