l Consiglio di stato “ha riconosciuto la legittimità – continua viale Trastevere – delle ordinanze nelle quali si stabiliva che ai fini dell’ttribuzione del credito scolastico, determinato dalla media dei voti riportata dall’alunno, occorreva tener conto anche del giudizio espresso dal docente di religione”. Il perché è presto detto. “Il Consiglio di Stato infatti ha stabilito che, nel caso l’alunno scelga di avvalersi di questo insegnamento, la materia diventa per lo studente obbligatoria e concorre quindi all’attribuzione del credito scolastico”.
via “Ora di religione nel credito” Gelmini esulta per la sentenza – Repubblica.it.
Ora facciamo finta di immaginare un consiglio docenti in cui a seconda dell’allievo un numero diverso di professori ha titolo a parlare. Magari quegli studenti in bilico a cui basta una spintarella da una parte o dall’altra per finire fra i salvi o fra i dannati.
Mi immagino che, nell’assoluta imparzialità del consesso, il fatto che il professore di religione, anche solo per il fatto che il ragazzo ha scelto di assistere alle sue lezioni, lo appoggi con passione e vigore, non crei alcuna discriminazione verso un ragazzo non credente o “diversamente credente”. E’ ovvio no?
Al di la degli argomenti che si trattano che generalmente possono essere più argomenti di sociologia(intesa come rapporto coi genitori,rapporto con le droghe,con le persone diversamente abili..)non fare l’ora di religione è molto sconveniente per chi se la gioca sul filo del voto.
Per mia esperienza personale chi faceva religione statisticamente aveva più possibilità di farcela,se aveva dei margini di manovra quella di religione si batteva per la promozione(per lo più,ovviamente qualcuno lo riteneva bocciabile pure lei).
salut
mashiro