Eppure l’antidoto verrebbe in mente anche ad un bambino: se un tribunale ti dichiararà innocente (comme accadde nel 2011 per Amanda e Raffaele), nessun altro tribunale avrà più di che dichiarare. Fine della giostra. [Michele Ainis]
4 thoughts on “Ne bis in idem”
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Però, siamo onesti: ciò significa privilegiare in maniera abnorme la difesa.
Se vengo processato e condannato posso ricorrere fino all’ultimo grado di giudizio (e poi magari ottenere la revisione del processo).
Se vengo processato e assolto inprimo grado… l’accusa è fregata.
La discrepanza mi sembra troppo forte, lo squilibrio pro-difesa (già oggi di fatto esistente) inacettabile.
Ci sono delle contromisure. Per esempio in USA, dove l’assoluzione in primo grado è definitiva, il ricorso in appello non è automatico ne concesso a chiunque, ne hanno diritto senza condizione solo i condannati a amorte.
Inoltre una difesa che ricorre in appello rischia di avere una pena aggravata (cosa che ad esempio in Itaila ora non succede, se la difesa ricorre in appello male che vada fa pari e patta). Il che scoraggia le richieste di appello fatte con scopo dilatorio.
Inoltre se uno è condannato, sul principio che se fosse assolto sarebbe definitivamente libero, l’eventuale appello lo attenderebbe dalle patrie galere.
Allora, io parto sempre dal principio che, in caso di errore giudiziario, è comunque meglio l’errore che lascia libero un colpevole rispetto a quello che imprigiona un innocente.
E, per questo, riconosco che la difesa debba avere qualche garanzia (garanzie, non privilegi) in più dell’accusa.
Ma una proposta come la tua (non solo tua, in realtà) applicata a un sistema come quello italiano… significa solo un “liberi tutti”, visto che tra appelli, revisioni e compagnia bella alla fine almeno un verdetto di assoluzione (o non colpevolezza) prima o poi lo ottieni.
Io non ho nulla contro la tua proposta… ma essa deve esse il passo finale, non il punto di partenza. Se no, tanto vale abolire direttamente processi e tribunali.
Si però, appunto, se tu aggiungi al ricorso in appello il rischio di aggravio della pena e gli togli l’effetto dilatorio (eliminando la prescrizione dopo il primo rinvio a giudizio) la convenienza a ricorrere in appello diminuiosce significativamente.
Ovvero: se ti assolvo, sei assolto. Se ti condanno: vai in galera. Vuoi fare appello? Prego. Ma: intanto una corte intermedia valuta l’ammissibilità dell’appello, prima di aprire il dibattimento. Secondo, se viene accolto, e ti vei dato torto, oltre alle spese, magari hai pure il rischio di veder aumentata la pena. E’ imperfetto? Certo. Ma IMHO comunque meglio di ora.