Qualche mese fa “l’emergenza suicidi” legata alla crisi economica sembrava inarrestabile. Gli organi di stampa riportavano con gran clamore notizie da Nord a Sud, le associazioni di categoria lanciavano appelli disperati e Antonio di Pietro, in Parlamento, denunciava la macelleria sociale: “Mentre il presidente Monti dice le bugie sulla crisi che sarebbe finita ci sono persone che si suicidano. Quelle persone che si suicidano il presidente Monti le ha sulla coscienza”. Poi sono uscite le statistiche.
Un articolo di Wired del 9 maggio scorso riportava: “I dati, se si reputano affidabili le 38 morti dichiarate, parlano chiaro: nel 2012, ogni giorno ci sono 0,29 suicidi per motivi economici, contro lo 0,51 del 2010 e lo 0,54 del 2009. Nessuna epidemia suicida in corso, almeno finora. Per valutare davvero la situazione, si dovrà aspettare”. Secondo l’Istat, nel 2008 i suicidi per motivi economici sono stati 150 su 2.828 casi; nel 2009 198 su 2.986; nel 2010 187 su 3.048. “Rispetto al totale – scriveva Daniela Cipolloni – questi atti rappresentano il 5,3% di tutti i suicidi nel 2008, il 6,6% nel 2009 e il 6,1% nel 2010. La variazione percentuale, insomma, appare minima”. Su La Repubblica, il sociologo Marzio Barbagli era lapidario: “Non c’ è nessuna emergenza suicidi dovuta alla crisi economica […] L’ impulso ad aggrapparsi alla crisi per spiegare un suicidio per certi versi è una reazione umana, che rende il gesto più accettabile”.
La Privata Repubblica arriva un po’ tardi: http://pensieri-eretici.blogspot.de/2012/05/ce-la-crisi-suicidiamoci-o-e-la-stampa.html
Saluti,
Mauro.