Il casino che c’e’ attualmente nel centrodestra è figlio del fatto che quello che è stato il dominus assoluto di quella parte politica, dopo aver ampiamente fatto il suo tempo, continua a non mollare l’osso. In tutti i partiti, anche quelli più “personali” è capitato che il leader venisse rimpiazzato o rottamato.
Fini, Bossi, Casini, Vendola, Di Pietro, Bertinotti. Uno dopo l’altro sono stati tutti mandati in pensione, alla prima occasione in cui hanno avuto un risultato elettorale pessimo o per qualche altra ragione (Bossi e Fini hanno potuto anche perdere malamente delle elezioni rimanendo comunque in sella).
Berlusconi invece no. E’ il proprietario di Forza Italia, è quello che in ultimo paga i conti. Con lui le alternative sono la fedeltà assoluta o la messa al bando, ne sanno qualcosa Bondi, Schifani, Alfano e via discorrendo. Non sono ammesse discussioni o defezioni sulla leadership.
Nel 2013 l’ex PDL perse 6 milioni di voti, passando da essere il primo a terzo partito italiano, da maggioranza a opposizione. Oggi Forza Italia è accreditata di percentuali vicine al 10%. Di fronte ad un collasso del genere qualunque leader di partito sarebbe stato messo alla gogna in un congresso, qualora non avesse avuto il decoro di dimettersi.
Oggi che il vecchio leone è ferito e inoffensivo i suoi stessi figli tentano di sbranarlo. Gli eredi di Fini e Bossi, ovvero Meloni e Salvini, più giovani e agguerriti dei loro predecessori, non vogliono correre il rischio di vedersi di nuovo fagocitati dal berlusconismo, se Silvio dovesse compiere il miracolo di risorgere dalle proprie ceneri per l’ennesima volta (non che possa tornare a dare le carte come faceva prima, ma se comunque tornasse ad un ragguardevole 25% bisognerebbe sempre e comunque fare i conti con lui).
Quindi meglio ucciderlo, che compiacerlo come si fa con un vecchio rimbambito che ha perso il senso della realtà. Tutti quelli che gli hanno teso la mano l’hanno avuta morsa. E questo presto o tardi porta conseguenze. Chi semina vento…