Una delle cose più struggenti che si sommano al dolore di perdere una madre è assistere alla reazione dei bambini di fronte al mistero della morte, all’ineluttabilità e soprattutto all’incapacità di accettare l’irreversibilità.
Ieri mio figlio grande ha ricostruito l’incidente che ha causato la morte della mamma parlando con l’altra nonna, prendendo spunto dal racconto di un altro incidente domestico capitato allo zio quando era piccolo.
Ha detto “la nonna correva, poi è caduta. E’ arrivata l’ambulanza e l’ha portata in ospedale. Poi si è addormentata e le sono spuntate le ali ed è volata in cielo. Ma io gliele voglio tagliare le ali, così torna giù da noi”. Tempo fa in macchina disse “voglio costruire una scala altissima che va fino in cielo, così posso riportare giù la nonna al nonno”.
Due mesi fa lo portammo alla messa del trigesimo e prima di andarci gli spiegammo che la chiesa è un posto dove bisogna stare buoni e in silenzio e che ci andavamo per ricordare tutti insieme la nonna e lui molto disciplinato si adeguò. Qualche settimana dopo andammo a prendere mio padre a messa e Giovanni entrò in chiesa. Dopo qualche minuto gli chiesi di uscire ma non sembrava molto dell’idea. A quel punto mi feci insistente e lui mi disse “vorrei stare ancora un po’ qui a ricordare la nonna”.
Ah Giovanni ha 3 anni e mezzo. Ieri erano tre mesi che mia madre è morta. La nonna è volata in cielo.