Premetto la mia più totale ed incondizionata solidarietà agli operai di Taranto che sono, giustamente ed inevitabilmente, terrorizzati dall’idea di perdere il lavoro, visto che immagino che già normalmente a Taranto un impiego da operaio non sia facile da trovare, figurarsi col gelo siberiano che attraversa l’economia d’Europa, d’Italia e del mezzogiorno in particolare.
Ciò detto non si può pensare di fare deroghe a questioni ambientali per tutelare questi posti di lavoro. L’Ilva si deve mettere in regola e smettere di avvelenare Taranto con livelli di diossina fuori da ogni criterio. Questo approccio benaltrista è quello che ha ridotto il sud italia allo sfacelo di oggi, un pozzo senza fondo di spesa pubblica con una economia agonizzante e infrastrutture da nordafrica.
L’idea per cui si tollerava il parcheggiatore abusivo perché è meglio un lavoro “pseudo-onesto” che fare il camorrista. Che si tollerano gli operai edili in nero perché è meglio un lavoro in nero che nessun lavoro. Che si sono tollerati scempi ambientali e paesaggistici di ogni tipo, in cambio di avere qualche decina di posti di lavoro.
La legge in uno stato di diritto è ciò a cui ci rivolgiamo per sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, che regola i rapporti civili fra le persone e fra persone ed enti giuridici come istituzioni od aziende.
Se pensiamo che far rispettare la legge sia depressivo per l’economia o alimenti la criminalità e il sommerso vuol dire che: o le leggi sono da cambiare oppure chi pensa questo non è degno di servire una istituzione. Quando anche questo gli costasse il sangue in termini elettorali.
Se l’Ilva inquina, l’Ilva va chiusa o costretta all’adeguamento. Fine.