Ormai Berlusconi è facile da leggere come un libro per l’infanzia.
In passato è stato coinvolto in questioni giudiziarie, alcune anche piuttosto serie, che ne hanno compromesso solo in parte popolarità e appeal elettorale. Però poi ne è sempre uscito indenne e a questa nazione che guarda solo al risultato finale come nel calcio, tanto è bastato. A questo punto le parole di Berlusconi (per esempio sul caso Mills) che è un perseguitato, che i giudici ce l’hanno con lui, che quelli di sinistra sono invidiosi e vogliono prendere il potere, diventano efficaci, efficacissime e il suo consenso nell’elettorato passa indenne le varie bufere.
Poi però c’e’ il caso Ruby. Silvio e i suoi corifei provano a gridare: “eh ma cazzo, guardate dal buco della serratura, se io guardassi nel vostro vi beccherei anche a voi con le mutande calate”. E però no, questa volta non attacca. Come per la casa di Scajola, la “gente”, quella semplice con tre narici che guarda i mentecatti che si scannano in tv di pomeriggio, prova a pensare e, a parte qualche vecchietto un po’ più arzillo, a nessuno viene in mente un buon motivo per cui un vecchio di 75 anni possa dover avere a che fare, meno che mai sessualmente (o in situazioni contigue) con una ragazzina che potrebbe essere tranquillamente sua nipote (d’altra parte i suoi figli più grandi sono ultraquarantenni).
E allora il suo consenso ha iniziato a precipitare. E, si badi, non bisogna guardare solo le percentuali di voto rispetto alle opposizioni, ma la quantità di persone che lo votavano e ora sono indecisi, astenuti, incerti. Per un po’ ha provato a combattere questo declino urlando: videomessaggi, in televisione ci vanno solo le Santanchè formato dobbermann, telefonate ribollenti strali ai conduttori non allineati, truppe in preallarme per manifestazioni di piazza contro la magistratura, giornali di casa che tentano di avviare un “metodo Boffo” anche per la Bocassini, sfruttando qualche amico un po’ impulsivo all’interno del CSM. Ma i consensi continuano inesorabili a calare.
Allora Silvio cambia strategia, dal mattino alla sera. Richiama il dialogante (e macchiavellico) Ferrara, gli da una bella rubrica su “il giornale” (secondo me fra non molto anche uno spazio fisso in televisione) e allora partono le “aperture” alla minoranza, si accolgono con savoir fair le parole di Napolitano, si fa una bella intervista paludata da statista distaccato con l’aplomb del primo ministro che non si occupa delle miserie del quotidiano con il solito cagnolino addomesticato della scuderia di Minzolini. In prima serata su Rai1, al TG1.
Mi fa un po’ venire in mente le prime pubblicità della Parmalat dopo il crack eccetera, in cui l’opinione pubblica era inferocita con Tanzi ma preoccupata per il comparto e per i lavoratori, e lo spot suadente, con una miserabile quanto astuta captatio benevolentiae,buttava li un “ci siamo ancora, ci saremo sempre…” come dire: compratevi il nostro latte, ora che non ci sono più i ladri di galline, mica vorrete mandare sotto un ponte migliaia di padri di famiglia che lavorano da noi.
In pratica Berlusconi, stringi stringi, è come un cartoccio di latte. Epperò è scaduto da un bel pezzo.