Le farfalle non volano più
di Concita De Gregorio La procuratrice legale arriva all’appuntamento insieme a un’amica straniera, est europeo. Bar, tavolini all’aperto. I clienti si voltano tutti e ammutoliscono. Il traffico rallenta, dai finestrini delle auto fischiano. Hanno fretta, pochi minuti: devono andare in palestra e poi dal parrucchiere, stasera c’è una festa forse – non è detto ma forse – passa anche Lui.
L’ultima volta, qualche settimana fa, la bella aspirante avvocatessa mi aveva raccontato delle farfalline in dono a tutte – un gioiello disegnato da Lui – delle ragazze da catalogo invitate a decine a casa e in villa, in Sardegna a Roma e a Milano. Poi silenzio. «Ci hanno vietato di parlare coi giornalisti». Certo. Hanno paura. «Non ci conviene». È ovvio. Nelle ultime settimane al posto della candidatura hanno avuto la prima un posto fisso in un’importante azienda pubblica, l’altra (la straniera) un Centro benessere, una Spa nel pieno centro di Roma tutta per sé. Nessun problema con gli affitti e con le spese, ci pensa Papi. Mostrano la carta di credito, ridono. Sono state insieme al centro di Formazione politica, avevano avuto la promessa della candidatura poi ha parlato Veronica e niente.
Frequentano palazzo Grazioli e villa La Certosa. «Sì Noemi l’abbiamo vista qualche volta. Non era tra le sue più intime». «Certo che abbiamo volato sul suo aereo. Quello grande, sì. Perché?». Raccontano della teca di vetro delle farfalle, in villa, quella dove Lui mette le larve poi aspetta che si schiudano. Del parco delle orchidee dove le farfalle volano. Delle ragazze-farfalla. Telefona la mamma, accento del Sud. «Torno tardi». Mamma sa? «Certo, è venuta a stare a Roma con me nella casa nuova». E stasera alla festa come andate? «Ci viene a prendere l’autista». Ora devono andare. «Comunque ci hanno detto di non parlare almeno fin dopo le elezioni». Come Kakà. Silenzio fino a lunedì: l’Italia trattiene il respiro. Loro meno. Domenica vanno al bagno turco.