Dunque, ricapitolando. Renzi era alle prese con i mal di pancia della sua minoranza “di sinistra” che stava cercando, Civati in testa, un candidato alternativo a quello della linea del partito. Era alle prese con l’accusa di mestare nel torbido con Berlusconi (cosa che secondo me è ancora verissima, o Berlusconi è completamente rincogilonito oppure i ponti d’oro che fa per Renzi dubito che siano gesti di disinteressata cortesia). Vedeva montare la considerazione di gruppi di rumorosa protesta, anti-casta, anti-austerity e anti-whatever capitanati da Grillo e Salvini. Stava portando avanti una trattativa per la riforma elettorale che, stando agli andamenti dei sondaggi, sembra favorire smaccatamente solo il PD (quindi di nuovo, o Berlusconi conta in rimonte prodigiose oppure è rincoglionito oppure….).
Sembravano curve molto strette e invece: ha proposto il nome di un moderato centrista, dopo un presidente che veniva dalla tradizione comunista, mettendola sul piano della doverosa alternanza. Un cattolico dopo un laico. Un uomo per bene, con una radicata tradizione nell’antimafia, vista la tragica sorte del fratello. Un trascorso nelle istituzioni in cui non ha lasciato cattiva memoria di se, comprese delle dimissioni rumorose in protesta con la famigerata legge Mammì, che tanto beneficio ha portato alle tasche di Berlusconi.
Per evitare che facesse la fine di Prodi e prendesse delle scoppole ha fatto tre turni a scheda bianca, nelle votazioni in cui era richiesto il quorum dei 2\3 (ovvero, se invece che 500 voti ne avesse presi 300, anche nell’impossibilità della vigilia di vincere, sarebbe arrivato al quarto scrutinio spompato e con l’aura del perdente, e si sa che i mestatori nel torbido in queste circostanze vanno a nozze). Al quarto scrutinio ha sfiorato il quorum che sarebbe servito ai primi tre, facendo di Mattarella un presidente comunque ampiamente legittimato e non di parte.
Ha messo nell’angolo i 5 Stelle che si sono dimostrati ancora una volta degli ottusi montagnardi, come li ha efficacemente inquadrati Gilioli. L’ostinata insistenza su Imposimato, scelto dalla “base”, dimostra in modo inequivocabile che la democrazia diretta e la tattica politica stanno su due pianeti molto distanti. Mattarella è un uomo per bene, il 5 Stelle avrebbe tratto grande giovamento ad chiedere alla propria base: “il PD propone Mattarella, il 5 Stelle dovrebbe appoggiare la candidatura”? Sono sicuro che i risultati sarebbero stati sorprenenti, per Grillo almeno.
La destra più populista e radicale ha appoggiato un candidato di bandiera, ma direi poco rumoroso e poco utile al dibattito. Non uno con la pur minima concreta speranza di smuovere mezzo voto fuori dal suo recinto.
La minoranza PD non avrebbe avuto alcun giovamento a fare la linea oltranzista (e infatti non l’ha fatto) sul nome di un democristiano, va bene, ma comunque uomo dall’altissimo profilo isituzionale, della sinistra DC di Moro, e si è ricompattato presentando un PD all’opionione pubblica, fonte di stabilità e profilo di governo. Quello che la gente chiede per fidarsi alle urne.
Se non ho capito male l’Italicum, già passato al Senato, può diventare definitivo con i voti del solo PD alla Camera. Se Berlusconi rompe il Nazzareno, come metà del suo partito ormai chiede a gran voce, Renzi si può fare la leggina elettorale che gli aggrada in solitudine e portare la legislatura al voto (anche se ovviamente annuncia l’opposto) liberandosi nel contempo di Ncd che ha fatto l’errore madornale di fare il pingpong fra la propria area politica e la maggioranza di governo di cui fa parte e che diventerà per altro elettoralmente irrilevante.
Quindi se Berlusconi tiene sul Nazerno gli esplode il partito fra le mani. Se cede, sarà per l’ennesima volta responsabile di aver rotto sulle riforme.
Secondo me alla fine Berlusconi cederà e romperà i patti, dando fiato ai falchi, come ha già fatto sul governo Letta e sul governo Monti, tanto più sulla scia di sondaggi che vedono FI sprofondare a percentuali da prefisso. Quindi Renzi si approverà l’Italicum da solo, poterà la legislatura al voto già a giugno, con le oppsizioni sparpagliate. La Lega che ha un candidato fortissimo e molto popolare non cederà l’osso, ma un candidato alla premiership così caratterizzato territorialmente scotterà il dazio di non prendere troppi voti al Sud, dove l’onda populista finirà dentro 5 Stelle. Il PD sfonderà al centro, ma la tenuta della minoranza gli consentirà di non dissanguarsi troppo a sinistra.
La corsa a perdifiato per avere l’Italicum approvato in Camera Alta prima di Natale a qualunque costo, prima che Napolitano si dimettesse e che Renzi mettesse in atto questo scacco di cavallo, sanno di mossa studiata a tavolino con l’ex presidente. Sarebbe fantastico se anche il famigerato 3% (ovvero la norma per cui le frodi fiscali sono reato solo sopra una certa percentuale del reddito e non in valore assoluto) fosse solo una lepre da cinodromo, il che vorrebbe dire che la parabola di Berlusconi ha raggiunto la fine della sua traiettoria. Per altro Mediaset è in una crisi senza precedenti, assediata dai nuovi media e dalla tv satellitare. La divisione pay tv è al collasso e i ricavi pubblicitari ai minimi storici. Immagino che B. abbia voglia di rimettersi ad occuparsi del suo unico interesse che di certo non siamo mai stati tutti noi.
Se gli riesce questo capolavoro, Andreotti al cospetto sembrerebbe un dilettante. Sinistra ammansita, Destra disintegrata, 5 Stelle nella loro riserva indiana di irrilevanza ad abbaire alla Luna. Legge elettorale su misura e praterie per le prossime legislature. Del resto Macchiavelli era delle sue parti.
E Italia nelle mani di uno che sa tutto di strategia politica ma nulla di politica 🙁