Debbo fare una premessa doverosa per quelli dei miei 25 lettori che non sapessero quale sia il mio background personale. Onestamente non ho una grande stima, per usare un eufemismo, delle forze dell’ordine e della polizia in senso lato, particolarmente perché per anni è stato un serbatoio di clientele in cui far assumere gli amici dei parenti dei nipoti da parte di fava, in barba a qualunque criterio di merito e di attitudine a svolgere un ruolo delicatissimo per gli equilibri costituzionali e democratici e in parte perché ho spesso avuto a che fare con degli squalificati personaggi in divisa, strafottenti, ignoranti e perennemente impuniti che pensano che avere una uniforme e un malinteso senso della legge dalla propria parte li autorizzi a qualunque prevaricazione e violazione, unito al fatto che un altrettanto malinteso spirito di corpo e di cameratismo, fa si che l’atteggiamento medio dei colleghi sia quello di coprire le terga a quelli che sbagliano. Se per esempio non ci fosse stato questo video i due poliziotti colpevoli di questo brutale pestaggio se la sarebbero cavata con un verbale in cui accusavano il povero malcapitato di resistenza all’arresto, così come è stato per Cucchi, Uva e, in parte, Aldrovandi … Trovo ad esempio sconvolgente che l’agente Spaccarotella , dopo aver sparato a dei ragazzi che presumeva stessero scazzottando per questioni di stadio, attraverso 6 carreggiate di autostrada, compiendo un atto di una scelleratezza sorprendente, sia stato mantenuto in servizio in attesa della Cassazione che l’ha tradotto in carcere. Nessuna azione disciplinare, sospensione cautelare o, al minimo, assegnazione ad un incarico amministrativo al ministero degli interni che non prevedesse il fatto di continuare ad indossare un’arma da fuoco. Invece: niente.
La mia opinione sull’ “affaire Diaz” è grossomodo su questa falsariga. I poliziotti sono entrati con un pretesto dentro l’istituto Diaz e hanno compiuto un massacro. La cosa che penso, fin da allora, senza prove, ma per sensazione è che abbiano inventato la storia di “rifugio per black bloc” per avere un buon motivo per entrare dentro e non tanto per aver mano libera a pestare, quanto perché improvvidamente alla radio libera che era ospitata dentro l’istituto avevano trasmesso la notizia di essere in possesso di prove schiaccianti di infiltrazioni di poliziotti fra i violenti. Non per niente uno dei primi obbiettivi di quel raid fu distruggere ogni apparecchiatura, computer e disco rigido che trovassero a portata (compresi quelli che non erano nel dormitorio e che non avevano nessuna attinenza con l’eventuale presenza di facinorosi).
Per altro non sfuggirà che in un istituto circondato da grate (basta farci un passo per vederlo) con un’unica uscita e che funge da dormitorio se si ipotizza sia il covo di black bloc basta aspettare che questi escano e prima o poi usciranno, chiedere loro documenti, schedarli e perquisirli, senza alcun bisogno di usare la forza.
Se questa mia tesi fosse vera, se i disordini del G8 sono stati provocati dai soliti infiltrati provocatori che hanno fatto l’effetto del cerino in una polveriera pronta ad esplodere alla minima scintilla (questo sia fra i manifestanti che fra i poliziotti che erano tutti sovraccarichi e preparati al peggio, timori che i tristi fatti delle torri gemelle hanno poi rivelato essere non campati per aria) allora bisognerebbe cercare qualcuno che questo disegno criminoso lo ha studiato e messo in atto.
L’atteggiamento della polizia di tolleranza quasi sospetta verso alcuni episodi (blindati che fuggono dal carcere assaltato, black bloc liberi di fare disastri e perfino coreografie in piena libertà) in confronto con, ad esempio, l’attacco brutale e senza senso al corteo di via Tolemaide che nemmeno si era ancora avvicinato alla zona rossa, mi fa pensare ad una precisa strategia che, vista la complessità delle cose in campo, è sfuggita di mano, fino alla morte di Carlo Giuliani.
Strategia che aveva dietro alcuni personaggi politici di primissimo piano, alcuni dei quali hanno avuto l’alzata di ingegno di andare nelle caserme mentre altri hanno difeso a spada tratta la polizia da qualunque accusa perfino da quelle più vergognose e infamanti. Perfino per il fatto di aver prodotto delle prove false per giustificare il massacro Diaz.
Il mio sogno, quindi, è che i caporioni della polizia a cui è rimasto il cerino in mano di tutto questo casino, aprano il libro e dicano per davvero cosa è capitato quei giorni. In modo che si possa mettere il sudario della storia sopra una parentesi dolorosa e vergognosa, un fiore sopra la tomba di Carlo e che i dirigenti del PD si facciano delle domande sulle persone con cui sia o non sia il caso avere a bordo per costruire un’Italia migliore.