Alcuni parlamentari cattolici, capeggiati dal “Betulla”, hanno presentato una interpellanza urgente al ministro Tremonti perchè levi dal redditometro l’iscrizione dei figli alla scuola privata come termometro del reddito. A parte la deliziosa ironia de “Il nuovo mondo di Galatea” la questione è assai seria.
In pratica cosa temono *davvero* questi parlamentari cattolici capeggiati dal Farina. Che i professionisti, gli artigiani, i commercianti che hanno i figli alle scuole cattoliche, anzichè mettersi a pagare le tasse, tolgano i figli dalle scuole la cui retta non sarebbe sostenibile se il loro reddito fosse quello dichiarato. Io ci ho studiato in una scuola cattolica, e anche mio fratello, e garantisco che già 25 anni fa quando ci andavo io o 10 anni fa quando ci andava lui, i bilanci di questi istituti erano fortemente a rischio, non ostanti le immense agevolazioni fiscali e i finanziamenti pubblici. Il calo demografico ha picchiato duro e la crisi delle vocazioni ha sottratto gli insegnanti ordinati i quali di fatto non ricevono alcun compenso per il proprio lavoro. Quindi da una parte ci sono meno ragazzini iscritti, dall’altra la necessità di assumere del personale laico che ovviamente deve essere retribuito.
In pratica siamo sempre alle solite, si parla di privatizzare, di mercato e di tutte queste boiate neoliberiste, solo quando si parla di diritti dei lavoratori. La competitività si fa solo al ribasso sulla pelle dei dipendenti. Invece le scuole private sul mercato non ci possono stare, per garantire il “pluralismo dell’offerta educativa”.
In pratica noi li finanziamo per raccontare a dei ragazzi che Darwin era un visionario e che la Terra è piatta ed esiste da circa 6 mila anni.