Uno dei dibattiti più stucchevoli da quando seguo la politica è quello sulla legge elettorale. E’ un disco incantato dal 1953, dai tempi della legge truffa. Segue uno dei tanti stucchevoli dibattiti fra la teoria e quello che però poi invece è la pratica. Per fare un esempio: l’immunità parlamentare dovrebbe essere un diritto sacro della democrazia. Un eletto dal popolo, dovrebbe poter dire e fare quel che gli pare senza che alcuno osi minacciarlo con la legge. Se si alza in piedi nell’aula del Parlamento puntando l’indice accusatore contro l’azienda X o Y che inquina o fa magheggi, ci mancherebbe pure che possa essere querelato. O che magari un avversario politico usi il maglio della legge contro un suo oppositore per eliminarlo. Questa è la teoria. La pratica però si è sostanziata in questi anni in fior di farabutti, ladri, mafiosi, amici di mafiosi, che arrivavano ad intestarsi dei telefoni non intercettabili per legge e prestarli ai delinquenti. E non è la lista dei detenuti di Rebibbia, ma personaggi che sono stati eletti in Parlamento. La legge sul legittimo impedimento (pure essa in astratto nemmeno così assurda) si è tramutata in un funzionario di Mediaset proposto e nominato ministro per schivare dei processi. E così via. Le diarie dei parlamentari dovrebbero servire a renderli meno corruttibili perché benestanti e non precludere la carriera politica a chi non è già ricco o in grado di sospendere la propria attività lavorativa per un lungo periodo. Ma poi tutti vediamo e sappiamo degli abusi.
Ora la questione dell’Italicum è così fatta: c’e’ un premio di maggioranza e la nomina dei parlamentari che sono due problemi in astratto. Riducono la rappresentatività perché favoriscono i grossi partiti e avviliscono il concetto di vincolo di mandato, visto che il segretario del grosso partito (ovvero l’unico in cui puoi essere eletto) decide vita e morte dei suoi candidati e quindi li tiene sotto costante ricatto.
Tutto vero e tutto giusto, ma noi viviamo in una nazione dove i governi in media durano un anno. Dove i presidenti del consiglio sono stati in questi anni alla berlina e al ricatto di partiti insignificanti, guidati da personaggi squalificati e impresentabili come Mastella. Per altro il fatto che i ministri siano così volatili e incerti rende completamente impossibile fare programmi pluriennali, salvo metterli nelle mani dei boiardi e dei burocrati, che sono in effetti un cancro inamovibile e un vero poderoso sottogoverno della nazione. Gente che poi gode di potere e rendite di posizione illimitate.
Creare quindi un governo monocolore, stabilmente guidato da un capo, che possa fare piani pluriennali, non sembra poi così male dopotutto.
Noi abbiamo vissuto per anni in una nazione scottata dal fascismo che ha creato istituzioni molto deboli e regolate dalle “consuetudini” e dalla buona creanza, oltre che da partiti fortissimi e di massa. Oggi i partiti sono deboli e non più di massa. Il PD ha a stento 300 mila iscritti, contro i milioni che erano nel PCI.
L’unico modo per riformare un po’ seriamente questa nazione è irrobustire le istituzioni.
Certo varrebbe la pena completare l’opera adeguando la Costituzione allo scopo, senza fare i soliti coiti interrotti.
avviliscono il concetto di vincolo di mandato
Intendevi il concetto dell’assenza di vincolo di mandato, vero?
Esattamente 🙂 Di “assenza di vincolo”.