Tutto sto casino politico sta oscurando una notizia che, in altri tempi, dominerebbe le prime pagine dei giornali e i titoli di apertura del TG.
Il processo di primo grado per “calciopoli” si è concluso con una serie di condanne pesanti, alcune pesantissime, che confermano nel dispositivo il reato di associazione a delinquere finalizzato alla frode sportiva. Ovvero Moggi, Bergamo, Pairetto, Mazzini e galantuomini assortiti, tramavano nelle segrete stanze per condizionare l’esito di interi campionati, non solo di singole partite, e che tutto quel calcio che vedevamo strano, sempre con quel retrogusto di parzialità e di “ingiustizia”, quegli arbitraggi sempre sospettamente filo juventini, erano per davvero pilotati dall’uomo nero e della sua ghenga.
E pur con questa evidenza, con ritrovata arroganza e protervia la Juventus ha il coraggio di diramare un comunicato dicendo che proseguirà le sue battaglie per riottenere i titoli perduti e per avere parità di trattamento essendo risultata “del tutto estranea”.
Ho l’impressione che questo ventennio al crepuscolo abbia creato delle ferite nel nostro paese, nel nostro lessico e nella sfacciataggine con cui si commentano dei fatti acclarati e plateali che resteranno come cicatrici per parecchi lustri a venire. Questo “totalmente estranea” suona con lo stesso urticante stridore di “sempre assolto” che i vari pasdaran leccaculi dell’egoarca ripetono a mo di mantra ogni volta che vanno in televisione.