Il digitale terrestre sul decoder Sky
via Parte la sfida a Rai-Mediaset Il digitale terrestre sul decoder Sky – Corriere della Sera.
Provo a riassumere la vicenda, che è uno dei tanti casi emblematici di come il conflitto di interessi non sia una di quelle seghe mentali da “salotti della sinistra” (leggasi “elites di merda”) ma di come incida poi, nella vita quotidiana, e nelle tasche dei cittadini, in modo venefico e fastidioso.
C’e’ una guerra aperta fra Sky e Mediaset che su alcuni terreni sono diventati concorrenti agguerriti. Anche se il modus di trasmissione delle due emittenti è profondamente diverso, il media che adoperano è il medesimo, ovvero la televisione. Con il passaggio al digitale terrestre (mossa che è stata artatamente accelerata per non superare i tetti pubblicitari come imposto dall’Europa attraverso la famigerata legge Gasparri) la concorrenza fra i due colossi si è accentuata. Il motivo è piuttosto semplice, anche per vedere la vecchia tv generalista, occorre un “decoder” e, per i nuovi canali a pagamento (in cui Mediaset la fa da padrona) ci vuole la solita tesserina eccetera.
I programmi che “si vendono” in televisione, sono sempre gli stessi, le fiction (tipo dr. House e Lost), i reality (tipo il Grande Fratello), i film in prima visione e, soprattutto, il calcio. La fetta più grande della torta.
Sky in questo momento, essendo partita prima ed avendo raggiunto un livello di qualità molto alto, è in grande vantaggio. Inoltre ha uno standard come l’alta definizione che è molto accattivante (e permette di sfruttare al meglio le televisioni piatte di nuova generazione) e si sposta molto bene con la trasmissione via satellite, molto meno con quella via digitale terrestre (per un problema essenzialmente di banda disponibile).
In questa guerra fra concorrenti l’interesse prevalente di Mediaset sarebbe stato quello di avere quanti più “utenti” possibile fidelizzati alla piattaforma digitale terrestre, in modo che venisse vissuto in modo automatico e poco traumatico il fatto di comrpare contenuti a pagamento sulla piattaforma che si usa normalmente.
Uno dei mezzucci utilizzati è stato quello di far fare alla Rai un autentico harakiri economico, vale a dire togliere a Sky i suoi prodotti “extra” fatti per il satellite (io ad esempio mi guardavo sempre Letterman e la Gabbanelli in replica). Questi prodotti fruttavano alla RAI (ovvero a tutti noi, essendo un ente pubblico) 60 milioni di euro in 7 anni (denari che la RAI non vedrà più).
Le due contromosse di Sky a questo maldestro tentativo di favorire Mediaset (ovvero la televisione del primo ministro) coi soldi di tutti noi, è stata duplice. Da un lato i canali rimossi sono stati rimpiazzati da altri simili (se non addirittura migliori), aver intensificato la proposta dell’alta definizione e, infine, fra poche settimane, dare la possibilità a chi lo volesse, con la semplice aggiunta di una chiavetta USB da connettere al decoder, di avere in modo trasparente gli stessi canali che la RAI ha rimosso da quel bouquet, disponibili nella programmazione normale di SKY (compresi tutti i servizi accessori che una volta che ci si abitua ad adoperarli sembra di non averne mai potuto fare a meno).
Il risultato di questa brillante operazione tutta pro domo Medieset (Silvio) è stato che la RAI ci ha rimesso 70 milioni e gli abbonati Sky continueranno a vedere gli stessi canali che vedevano pochi mesi fa, senza bisogno di “switchare” fra il canale del decoder (HDMI o SCART) e la tv digitale.
Quindi, per fare un favore a Mediaset, per altro in modo così maldestro, la collettività ci ha rimesso 70 milioni di euro.
Congratulazioni.