Sulla legge elettorale

Postulato 1: nessuna legge è perfetta e da qualche parte la coperta è corta. Si garantisce rappresentatività e si perde in governabilità, si garantisce governabilità e si lasciano partiti medio grandi e milioni di elettori senza rappresentanza nelle istituzioni

Postulato 2: una buona legge elettorale deve prevedere che chi prende più voti vince. Per esempio quella che elegge il presidente americano è una legge pessima, anche per l’orribile trucco che si chiama gerrymandering

Questo premesso la legge Rosato [1] è una legge imperfetta, perché non garantirà governabilità, salvo larghe intese, davvero non auspicabili. Il PD ha fatto un grave errore ad approvarla con la fiducia. Il voto di fiducia si sarebbe dovuto usare per armonizzare fra le due Camere la legge uscita dalle sentenze della Consulta. Sarebbe uscita una legge pessima, ma almeno avrebbe stanato gli altri partiti a trovare finalmente un accordo per una legge uninominale doppio turno, l’unica che possa garantire un governo senza larghe intese in una situazione di tre grandi blocchi al 30%.

Abbiamo ampie dimostrazioni all’estero (Belgio, Olanda, Spagna…) che se anche non si riesce a formare un governo politico una nazione può andare avanti benissimo con un governo in carica all’ordinaria amministrazione, come sarebbe quello di Gentiloni in caso di elezioni “no contest”.

A quel punto si costringerebbero tutti gli attori a fare finalmente una legislatura costituente, di fronte al fallimento della possibilità di qualcuno di governare.

Questa balla per cui con tre blocchi di pari peso elettorale si deve per forza usare il proporzionale nessuno si sogna di tirarla fuori per le elezioni dei sindaci, dove pure vanno al ballottaggio, come a Parma, candidati con meno del 20% dei suffragi.

[1] basta con questa desinenza “um” del neutro latino inventata da Sartori per la legge Mattarella da lui ribattezzata “Mattarellum”. Una volta fa ridere, due è tollerabile, poi diventa pesante come i peperoni ripieni.

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