Qualche anno fa Berlusconi disse che il pubblico televisivo è come un bimbetto di 11 anni, nemmeno particolarmente intelligente, ed era il modo che aveva di spiegare che genere di influenza si poteva esercitare sapendo manipolare il mezzo televisivo sulle menti degli ascoltatori.
Un’intelligenza rarissima e pura come quella di Pasolini diceva che la televisione era un media antidemocratico perchè chi stava “dall’altra parte” era costretto a subire le cose che lui stava dicendo in quel momento senza potersi difendere, reagire, replicare. Solo subire.
Penso che non sia una bestemmia ipotizzare che il pubblico televisivo di Berlusconi sia lo stesso che si è travasato, armi e bagagli, dentro le urne per scrivere il suo nome.
Però, pur per l’onnipotente Silvio, esistono degli angoli della vita delle persone in cui la manipolazione televisiva non riesce ad arrivare. Per esempio quando succede un pateracchio come a Fukushima, poi vaglielo a spiegare alla sciura che imbraccia i cartelli sotto Palazzo di Giustizia che debbono costruire una centrale atomica vicino al nido di suo nipote.
Allora la soluzione è semplice, se il programma non piace, via dal palinsesto, magari lo riproponioamo fra qualche anno, ma non sia mai che le facciamo esprimere in prima persona. Le persone in questo momento non sono “serene”, non sono “in grado di giudicare”. Strano, è lo stesso concetto che vado ripetendo dal 1994.