I dipendenti statali sono da sempre al centro del mirino per la propria situazione di lavoratori tutelati e privilegiati il che, soprattutto in tempi cattivi, li rende ancora più invisi al resto dei lavoratori che in qualche modo si sentono svantaggiati rispetto a certi privilegi. A parte il fatto curioso per cui se qualcuno ha dei privilegi invece che cercare di estenderli a se stessi si cerca di toglierli agli altri, sfugge sempre un particolare abbastanza cruciale: i dipendenti pubblici, per essere assunti, debbono passare per un concorso.
Ovvero bisogna studiare, prepararsi e, alla fine di questo percorso, sostenere un difficile esame con tantissimi candidati per pochissimi posti disponibili.
Quindi, da un lato è comprensibile che si voglia introdurre un po’ di meritocrazia ed eliminare gli scatti automatici e la carriera col timer. Questo vale in modo ambivalente, tempo fa parlando con un amico di infanzia che lavora nelle forze dell’ordine mi diceva: “sai io che lavoro ‘il giusto’ e faccio il mio faccio la stessa carriera identica e prendo gli stessi soldi di quello che la mattina arriva e si legge la gazzetta dello sport col cappuccino come di quello che fa antimafia e antiterrorismo e rischia la buccia ogni giorno che Dio manda in terra”. Certo c’e’ sempre quel margine di rischio legato alla discrezionalità del capo, che non dovendo rispondere ad un azionista potrebbe premiare dei sodali fedeli fancazzisti piuttosto che dei lavoratori indefessi ma magari incorruttibili o poco inclini a soggiacere al comando. Ma facciamo finta che ci sia un mondo ideale e che il meccanismo meritocratico possa effettivamente sanare questa anomalia.
Invece per quanto riguarda il licenziamento (e così come per l’articolo 18) il fatto di passare attraverso un pecorso concorsuale rende di fatto il posto di lavoro di un dipendente pubblico sacro e inviolabile, fatto salvo certo l’assenteismo o il furto o tutte le fattispecie per cui un dipendente infedele possa essere sanzionato. Ma se l’ente pubblico non ha più lavoro per il suo dipendente, sono fatti suoi che lo ha assunto. L’unica cosa che posso ritenere comprensibile sarebbe un (cospicuo) risarcimento in denaro per rifondere il dipendente che non avrebbe più un lavoro del tempo e delle energie spese a preparare il concorso.
Tieni conto però che c’è la questione del trasferimento: se entrano in gioco tutti gli enti pubblici di un territorio le possibilità che ti ricollochino sono praticamente infinite.
Ecco io metterei le barricate sulle opzioni di demansionamento con relativo ridimensionamento dello stipendio…ma per il resto l’ipotesi di licenziare un dipendente pubblico mi sembra molto remota.