Il Governo italiano approva una misura straordinaria per arginare i venti di crisi che soffiano dagli USA.
Due provvedimenti. Il primo riguarda l’estensione pubblica del fondo interbancario di garanzia sui conti correnti, fondo voluto dal vituperato Prodi e che arriva a 100 mila euro di copertura se pur con qualche “ma”. Dato che sta dilagando il panico e che, anche in momenti non di crisi, se tutti i correntisti andassero in banca a ritirare il proprio denaro come successe in Argentina, il sistema andrebbe al collasso istantaneamente. Beppe Grillo nei suoi show racconta sempre del tizio che è andato alla Carige per i suoi 300 milioni di lire chiedendo al direttore di prelevarli in contanti. Panico in sala.
Il secondo riguarda l’ingresso del Tesoro nell’azionariato di un banca qualora ci fosse bisogno di capitale e gli azionisti non potessero provedere, ma temporanamente e senza diritto di voto.
Ora la domanda sorge spontanea: è sincero Draghi quando dice che bisogna mettersi nella faretra delle frecce anche quando si spera di non doverle usare, per prudenza, oppure i continui “don’t panic” delle istituzioni finanziarie, bancarie, industriali e governative sono posticci e calcolati e servono a poter preparare con calma gli argini per il fiume in piena che sta per travolgerci?
Non è che sotto sotto qualcuno sa già che qualche colosso (Unicredit?) sta per fallire?