Ma sarebbe così scandaloso pretendere che qualcuno eletto in Parlamento sia in grado di parlare un italiano per lo meno decoroso? Uno che sappia declinare propriamente genere, numero, che distingua una “T” da una “D” e così via? Magari che ogni tanto, per puro caso, incocci in un congiuntivo giusto al posto giusto? Non un fine intellettuale o un accademico della Crusca. Non si chiede tanto, almeno sapere l’italiano che è preteso all’esame di quinta elementare.