La serenità non è da tutti | Wittgenstein.
Concordo in gran parte su quello che dice Saviano e sulla chiosa di Luca Sofri a riguardo.
C’e’ da dire però che il motivo per cui si è arrivati a questo è perchè in Italia per pluralismo si è sempre inteso poter esibire diverse faziosità.
Se c’e’ Vespa allora ci mettiamo Santoro, c’e’ Floris quindi mandiamo in onda Paragone, Belpietro, Facci….
Anche il livello dei talk show è tale per cui in televisione a parlare di politica ci vanno i politici, se viene fatta una legge sulla scuola va in televisione a parlarne la Gelmini contro i suoi oppositori, così che chi guarda, se “tifa” per il centrodestra da ragione alla prima, a prescindere, diversamente le da contro.
Invece bisognerebbe che se si fa una legge sulla scuola nei talk show ci andassero genitori, studenti, professori, presidi, funzionari. Ovvero quelli su cui poi la riforma ricade e che devono attuarla. E nessuno dovrebbe “etichettarli” a seconda del parere che esprimono. Se un professore dice che la riforma fa schifo, bisogna dargli atto che lo pensa sinceramente, non che lo dica perchè “è comunista”.
I politici dovrebbero andare in tv con molta più parsimonia (ovvero dovrebbero invitarli molto meno), visto che ci vanno per personale visibilità e contribuiscono, anche i più equilibrati fra loro, all’ibarbarimento del dibattito.
In più c’e’ un altro fattore, la scelta di argomenti e palinsesti. Vespa non può liquidare la questione pluralismo (come giustamente gli ha fatto notare Franceschini) invitando prima Berlusconi e poi un leader dell’opposizione. Perchè se poi quando governa Prodi, per esempio, le puntate al 90% vertono su tasse, immigrati, rapine in villa, mentre se governa Berlusconi su opere pubbliche, fannulloni e ronde, è inevitabile che, per quanto equamente rappresentate le posizioni, non sono equamente sul tavolo gli argomenti che formano o mutano il consenso nell’opinione pubblica.
Infine, e qui mi rifaccio a quello che ha scritto Giglioli nelle sue FAQ sulla libertà di stampa, c’e’ un grande squilibrio fra la televisione e gli altri media in quanto a potere di penetrazione nell’opinione pubblica e capacità di influenzarla.
Quindi liquidare il problema dicendo che su Repubblica o su Internet se ne possono leggere di ogni, significa avere uno sguardo strabico sulla questione.