Alias Bob Dylan. Come i 25 lettori del mio blog sanno io non sono uno parsimonioso nel dare giudizi, anche avventurandomi in terreni che non sono esattamente il mio pane.
Per una volta però voglio astenermi da commentare. Non ho fatto studi umanistici e, anche se li avessi fatti, probabilmente mi avrebbero reso lungi dall’essere abbastanza competente da giudicare cosa chi sia o meno distinto per “opere in direzione ideale”.
Non ultimo per giudicare un autore straniero occorre essere madrelingua o affine, come capacità di analisi di una lingua, perché chiunque legga letteratura italiana sa bene molte raffinatezze nascono in dettagli e sfumature che può cogliere solo chi padroneggia molto bene una lingua (quindi un piccolo sottoinsieme dei madrelingua, come minimo). Oppure bisogna fidarsi della mediazione dei traduttori (non nel caso di Dylan, per fortuna tranne rare cover celebrative le canzoni straniere restano in lingua straniera) i quali potrebbero togliere o aggiungere qualità alla prosa.
Infine io non sono affatto un grande fan di Dylan, conosco una piccola parte della sua opera, solo le canzoni super famose e stra-citate, e per arrivare a comprendere la grandezza di un artista bisognerebbe conoscere a menadito ogni anfratto della sua opera e del suo lavoro (cosa che per altro dubito facciano anche gli illustri membri dell’Accademia di Svezia). Io forse potrei nominare per un Nobel postumo Fabrizio De André (che come diceva la grande Alda Merini non è De André ad essere il Dylan italiano, quanto Dylan ad essere il De André americano).