Io non credo che sia provincialismo quello di vedere cosa pensano gli altri di noi, serve a crescere come nazione, a modificare i propri comportamenti per non indurre gli stranieri a formarsi certi sereotipi su di noi.
Naturalmente questa cosa ha un limite, che è quello di non prendere per oro colato quello che scrive il New York Times o Economist sull’elettorato italiano e dare per scontati degli improbabili “forecasts” elettorali.
Ho letto per esempio da più parti che la battuta omofoba di Berlusconi potrebbe costargli caro in senso elettorale. Questo sarebbe vero se fossimo in un paese anglosassone, dove l’omofobia è ormai considerata una forma di razzismo e persiste giusto in qualche sacca di ignoranza.
In Italia anzi, è una cosa che crea consenso, la gente si da di gomito e fa l’occhiolino quando vede qualche ragazzo efemminato o qualche ragazza vestita da parà e coi capelli rasati.
Non dimentichiamoci che abbiamo avuto un aspirante commisario europeo (Buttiglione) trombato per la sua plateale avversità all’omosessualità, la cui trombatura ha prodotto una nota su carta intestata del ministero di Tremaglia in cui si stigmatizzava la “lobby dei culattoni” o dove vari politici in TV si sono esibiti in leggendari “meglio XXX che frocio” dove XXX si può sostituire a ladro, puttaniere, corrotto, ad libitum…
Berlusconi crea imbarazzo nelle cancellerie di mezzo mondo, e non da oggi e non per le battute omofobe o sessiste, le barzellette sugli ebrei e le bestemmie. Ma i suoi elettori, anzi, loro gongolano. Ecco finalmente uno che parla chiaro.
Ecco che a comandare c’e’ uno che ha fatto i soldi ma sotto sotto è un coglione come me.