E non sto alludendo a taglie di reggiseno.
Una delle litanie degli ultimi 20 anni è stata che i governi che si sono succeduti alla guida del paese hanno dovuto fare i conti col debito pubblico “ereditato dai governi precedenti”.
Dopo 20 anni, però, se non l’estinizione, ma almeno un’inversione di tendenza si sarebbe dovuta registrare. Per di più durante la Prima Repubblica uno dei motori primari dell’economia era la svalutazione della lira per dopare le esportazioni. Ovviamente con la lira debole e l’inflazione a doppia cifra, galoppavano interessi e debito.
Entrati nell’euro, con la stabilità, sono arrivate anche inflazione bassa e interessi al minimo (talmente bassi da essere pericolosi per il motivo inverso, stimolare un’economia basata integralmente sul debito). Questi interessi bassi avrebbero dovuto agevolare una riduzione di spesa per il debito e quindi consentire il suo riassorbimento graduale. In effetti durante i vituperati governi di Prodi si registrava perfino un avanzo primario e il debito, in percentuale rispetto al PIL, era in lievissima ma costante diminuzione.
Quindi delle due l’una. O non era vero che fosse la corruzione diffusa e la spesa pubblica clientelare e disennata ad alimentare la voragine del debito, oppure questo modo di utilizzare il denaro pubblico non è finito. Io un’idea, a dirla tutta, ce l’ho.
Bankitalia, debito pubblico record ad aprile raggiunge 1.812,7 miliardi – Repubblica.it.
L’inversione di tendenza però c’è stata… guarda i dati qui:
http://it.wikipedia.org/wiki/Economia_italiana#Finanza_pubblica
in pratica dall 1980 al 1994 il debito è cresciuto vertiginosamente; da allora in poi il rapporto debito/pil è rimasto sostanzialmente stabile.