Editorial cut: il picco del carbone – Crisis.
Quest’interessante articolo parla del celebre picco di Hubbert, quello che calcola l’andamento dell’estrazione delle risorse non rinnovabili.
In estrema sintesi: ogni prodotto di estrazione, o comunque qualunque elemento che sia destinato all’esaurimento e quindi non rinnovabile, per un certo periodo dall’inizio del suo sfruttamento, vede aumentare progressivamente la quantità di materiale prodotto/estratto, raggiunge un picco, dopodichè inizia inesorabilmente a diminuire fino a diventare antieconomico. Sul monte Rosa, per dire, ci sono miniere di argento e oro, che contengono ancora argento e oro, ma sono abbandonate da anni, perchè quell’argento e quell’oro costerebbero all’estrazione più del proprio valore commerciale.
Naturalmente per calcolare questo picco con precisione è necesario conoscere la quantità approssimativa del materiale presente nei giacimenti, cosa che non è possibile fare sempre, anche per l’opacità di chi detiene queste risorse strategiche che, grazie a questa poca trasparenza, è riuscito negli anni ad aprire e chiudere i rubinetti a proprio piacimento facendo alzare o diminuire il costo del petrolio, ad esempio. In più ci sono anche altri aspetti, sempre per esempio legati al petrolio, come il petrolio ricavabile dagli scisti bituminosi, che in sostanza cominciano a diventare competitivi dal punto di vista economico solo se il prezzo del greggio rimane al di sopra di una certa cifra (se non ricordo male credo 70 dollari al barile).
Secondo l’articolo in questione, il raggiungimento del “picco” è assai prossimo per tanto per il gas quanto per il carbone, cosa che porta l’autore a prevedere un pesantissimo deficit energetico per i prossimi anni. Anche in considerazione del fatto che la crescita economica costante, impone una sempre maggiore fame di energia.
Insomma, bisognerebbe che i governi del Mondo iniziassero a ripensare questi modelli di sviluppo, perchè le riserve di Madre Natura ce le siamo spese tutte per bene, restituendogliele sotto forma di inquinamento e riscaldamento globale. Adesso bisogna iniziare seriamente a “ripensarci”, nel senso letterale di “ripensare noi stessi” come società, come economia e come valori che vogliamo lasciare ai nostri figli.
Vogliamo davvero che i nostri figli crescano in un Mondo distrutto dall’inquinamento e dove l’unica molla per lo sviluppo sia l’avidità individuale e il nichilismo?