Questo è l’insopportabile refrain che viene ripetuto in continuazione da Silvio e dai suoi corifei per persuadere la pubblica opinione che, per nefasti che siano i nostri governanti, sono gli unici possibili.
E, per una sorta di incantesimo collettivo, nessun commentatore si sogna di contraddirli, cosa che sarebbe possibile fare in pochi istanti non ostante la disastrata e derelitta opposizione che ci troviamo in Italia.
Punto primo, per il valore che hanno, le rilevazioni demoscopiche ci dicono che, rebus sic stantibus, il centrosinistra da solo (vale a dire il triumvirato di Vasto) vincerebbe le elezioni con una maggioranza utile a governare. Un centrosinistra di 3 partiti, e non di 30 come al solito, e quindi i suoi soliti antichi strutturali problemi di tenuta dovrebbero essere minori che in passato. Problemi di tenuta che per altro ha pure la maggioranza vigente, che vengono solo mascherati da una formale tenuta dei numeri parlamentari, ma di fatto dal punto di vista della pervasività dell’azione dell’esecutivo siamo peggio delle peggiori stagioni dell’Unione, figurarci dell’Ulivo. La maggioranza attuale procrastina decisioni che dovrebbero essere urgentissime perchè coi numeri rabberciati e i parlamentari raccogliticci dell’ultima ora decidere alcunchè è assolutamente proibitivo. Anche qui basterebbe avere degli osservatori indipendenti per sottolineare come a parità di condizioni il centrosinistra abbia sempre, se non cambiato maggioranza, per lo meno cambiato governo.
Punto secondo, dal 1994 fino ad oggi ci sono stati 9 anni (poco meno) di governo Berlusconi, 1 anno di governo “ibrido” (il Dini sostenuto da PDS e Lega) 7 anni di governo del centosinistra (Prodi 1 e 2, D’Alema, Amato). Basta confrontare i numeri, qualunque numero, di questi periodi, per verificare che il pur rabberciato, derelitto, bracaleonesco centrosinistra, in qualunque dei parametri di misura del buon governo ha fatto meglio di Berlusconi. Occupazione, PIL, debito pubblico, deficit, riduzione di spesa pubblica, cartolarizzazioni, privatizzazioni e, udite udite, da ultimo perfino pressione fiscale, che aveva raggiunto il massimo con Prodi con l’eurotassa (per altro restituita) ma che sta per essere ampiamente battuto diventando l’Italia il recordman mondiale di pressione fiscale. Su questioni meno oggettive come il prestigio internazionale dell’Italia e la qualità complessiva della vita, lascio giudicare a chi legge. Diciamo solo che mentre ora nei consessi internazionali ridono di noi e di Berlusconi, 10 anni fa venivamo rappresnetati in Europa da Prodi, presidente della commissione, e da commissari del calibro di Mario Monti, oggi sostituito da Tajani, dopo Frattini e Buttglione (trombato senza nemmeno prendere possesso del suo magistero). E non si dica che l’Italia paga antichi pregiudizi, perchè gli autorevoli e seri galantuomini come Draghi, che godono di stima in ogni angolo del Pianeta, vengono ancor oggi investiti di cariche di importanza centrale in momenti di difficoltà capitale e quindi il pubblico ludibrio è solo e soltanto dei governanti che ci sono piovuti sulla gobba.
Punto terzo, se fosse vero che non c’e’ alternativa, non si capirebbe per quale ragione è in corso un accerchiamento senza precedenti di tutte le categorie sociali ed economiche, esclusi giusto i Minzolini Brunivespi e i dipendenti diretti di Berlusconi, premono per un cambio di rotta. Che sia un cambio di Governo e di guida dell’esecutivo o che sia pure un ricorso alle urne. Tutti disposti al baratro? Non credo. Tutti sanno bene che l’altnernativa c’e’ eccome. E anche la CEI, che si muove sempre guidata dalla pecunia, sa che se i Berluschini ungono scuole private e difendono privilegi fiscali e otto per mille, cosa che magari il centrosinistra fa meno, se i canali che irrigano si prosciugano, anche un governo che difende i privilegi, genera siccità. Le tardive reprimende sui troiai di Arcore nascondono l’amara verità che se va avanti così fallisce anche la CEI, nonostante i miliardi di euro che molto generosamente sottraiamo a scuola e cultura per donare oltretevere in cambio di predicozzi e qualche rigurgito di medioevo.
Punto quarto, in Belgio, con lo stallo fra fiamminghi e valloni, le cose senza governo vanno meglio rispetto a quando c’e’ un governo che fa danni. Per cui se la scelta anche fosse (e non è) fra questi incapaci e il nulla, meglio il nulla.