Non è una Moschea sul cimitero
Cerchiamo di ragionare un momento sulla cosiddetta moschea a Ground Zero, che ha suscitato una sorprendente ondata di sentimento anti-islamico nel paese e che ha preso molti in contropiede. Intanto alcuni chiariamenti: non è una moschea, si tratta di un centro sociale in un palazzo di diversi piani con palestra, piscina, auditorium e altre cose, tra cui una sala di preghiera. Una struttura che prende il modello del Jewish Community Center a Manhattan, dove si può andare in piscina, in palestra o seguire corsi di cultura ebraica, sulla 77esima strada. Il centro Islamico non è a Ground Zero ma a due isolati da dove erano le Torri Gemelle distrutte l’11 Settembre 2011. Inoltre dovrebbe prendere il posto di un magazzino chiuso. Nella zona, a cinque isolati da Ground Zero, c’è infine già una piccola moschea, e nel quartiere del nuovo centro islamico ci sono due o tre locali a luci rosse.
Quindi sono volutamente distorte le dichiarazioni di chi parla di una moschea trionfante sul cimitero dei martiri dell’11 Settembre, come per esempio sostiene il predicatore cristiano Franklin Graham, secondo il quale ora i musulmani considereranno il World Trade Center ‘Terra Islamica’. Non si capisce, insomma, a che distanza dovrebbe stare una moschea. Bastano due isolati? Bastano cinque isolati? O dovrebbero essere dieci o venti?
È difficile spiegare il punto di vista americano al pubblico italiano, che vive in un paese dove il Cattolicesimo è stata religione di stato per tanto tempo, e dove un politico come Roberto Calderoli può celebrare il ‘maiale Day’ trascinando carne di maiale sul sito proposto per una moschea e poi tranquillamente diventare ministro. Negli Stati Uniti, anche se abbiamo una storia di intolleranza religiosa, soprattutto nei confronti dei Cattolici nell’Ottocento, la moschea di New York non dovrebbe essere controversa dal punto di vista legale. Gli Stati Uniti, fin dalla loro nascita, hanno scritto nella Costituzione che non ci può essere una religione di stato e che allo stesso tempo il governo non deve interferire in alcun modo con l’esercizio dei diritti religiosi. Essendo un paese di immigrati, abbiamo centinaia se non migliaia di culti differenti, alcuni abbastanza strambi, che convivono in genere senza difficoltà. Per cui dal punto di vista logico e legale non c’é nessuna base per differenziare una religione o un culto dagli altri.
Come ha detto giustamente il sindaco di New York Michael Bloomberg, che è stato uno dei fautori del Centro Islamico: ‘Non siamo sempre d’accordo con tutti i nostri vicini di casa, ma questa è la vita in una città cosi densa e variegata. Ma riconosciamo che essere newyorkesi significa convivere con i tuoi vicini con rispetto reciproco e tolleranza, ed è proprio questo spirito di apertura che è stato attaccato l’11 Settembre. Non dimentichiamo che c’erano musulmani tra le vittime e che i nostri vicini musulmani hanno pianto insieme a noi. Sarebbe un vero tradimento dei nostri valori e un regalo ai nostri nemici se cominciassimo a trattare i musulmani in modo differente rispetto ad altri gruppi nella nostra società”
C’è però gente che vuole approfittare di questa situazione per soffiare sul fuoco dell’odio e forse approfittarne politicamente. Ormai ogni candidato nella campagna elettorale deve prendere una posizione, a favore o a sfavore della moschea, e purtroppo c’é poco guadagno politico nel difendere una minoranza impopolare. Va ricordato che stragrande maggioranza degli arabi americani sono persone che vanno a lavorare tutti i giorni, e che la famiglia araba americana media guadagna 59 mila dollari rispetto alla famiglia media americana, che ne guadagna 52 mila. Si tratta quindi di persone abbastanza preparate e laboriose. Eppure c’è gente che vuole dichiarare una guerra santa contro l’Islam, come Graham, figlio di un famoso predicatore americano, che mette in discussione la fede cristiana del presidente Obama e che parla dell’Islam come di “una religione di odio e di guerra”. C’è un predicatore in Florida che annuncia di voler bruciare copie del Corano – una provocazione così offensiva che il Generale David Petraeus, comandante delle truppe americane in Afghanistan, lo ha pregato di soprassedere per non mettere a rischio le truppe americane che rischiano la vita in paesi islamici. Immaginate che bello strumento di reclutamento per Osama Bin Laden sarebbero le immagini di un falò di corani.via Alexander Stille