Dunque alla fine delle fini la questione è la seguente. Un chirurgo di fama mondiale che torna in Italia per cercare di mettere un po’ della sua capacità e della sua cultura a servizio della collettività, dopo varie peregrinazioni per incarichi di sottogoverno, che erano partiti dalla sua partecipazione a Italiani Europei di D’Alema come conoscitore di temi bioetici e fautore di battaglie sui diritti civili, finisce a fare il sindaco di Roma, eletto come outsider alle primarie del PD ed eletto anche contro pronostico contro il sindaco uscente.
Si è ritrovato in una Roma infestata di ladri, ex fascisti, banditi, nipoti e cuggini, un debito devastante, una corruzione dilagante, un fancazzismo surreale. Ha iniziato un’opera di pulizia e per questo si è ritrovato contro ogni genere di lobby, campagne di stampa senza precedenti, considerando che in Italia abbiamo avuto gente nominata ministro per il solo scopo di beneficiare di leggi (poi disintegrate dalla Consulta) che tutelavano i titolari di un dicastero dalle inchieste giudiziarie e il tutto è passato quasi in cavalleria (perché all’epoca ad attaccare Berlusconi erano sempre i soliti 3-4 giornali a sinistra ma i giustizialisti di oggi si guardavano bene da fare campagne di stampa).
Ecco, dopo tutto questo, Marino è stato costretto a dimettersi per qualche centinaio di euro speso sicuramente con qualche leggerezza, diciamo poche migliaia di euro in una città con bilanci di svariati miliardi, che sono assai meno di quello che costa alla collettività un qualunque fancazzista incapace assunto in una municipalizzata di tempi di Alemanno, durante il famoso scandalo di parentopoli.
Ora, io sono convinto che in un paese normale una cena pagata coi soldi pubblici senza interesse pubblico debba costare la testa del funzionario che si macchia di questa colpa. Detto questo la violenza e la pervicacia con cui Marino è stato attaccato da tutti i fronti, dopo aver fatto da argine al malaffare (e le intercettazioni dei malavitosi in questo senso sono inequivocabili: con Marino il bengodi dei tempi di Alemanno è finito), non può che lasciarmi il sospetto che se invece fosse stato amico degli amici, se fosse stato più morbido e accondiscendente verso chi muove le leve degli appalti, tutto questo vigore moralizzatore per qualche scontrino non ci sarebbe stato. Giusto qualche strillo del 5stelle bollato con la solita etichetta di vuoto populismo.
Speriamo che i romani, visto lo sfacelo e il degrado morale, sappiano scegliere qualcuno di davvero incorruttibile.
Il problema vero di Marino è che non era renziano… http://pensieri-eretici.blogspot.de/2015/10/il-problema-di-marino-roma.html