Ho letto con rammarico e dispiacere la notizia delle povere ragazze morte per un incidente stradale al ritorno dalla famosa festa di Valencia. Erano giovani ed erano tutte davvero belle, quasi uno spot per la bellezza delle donne italiane.
Una cosa che non ho fatto, invece, è stato andare a visitare i loro profili sui social network. Ho fatto solo una ricerca su una di loro, Elena Maestrini, per la sinistra coincidenza che è omonima di una mia compagna di classe di elementari e medie. So che ormai è un affermato avvocato e che non avrebbe potuto essere fra le studentesse dell’Erasmus, ma ho voluto controllare che non fosse da quelle parti per una qualche strana congiunzione astrale. Invece altra età e altra città, come più che probabile che fosse. Ho invece scoperto che la ragazza genovese, Fracnesca mi pare, era amica di mia cognata. Il mondo è dannatamente piccolo.
Certo la tragica morte di ragazze così giovani e così belle (insisto su questa cosa perchè secondo me quando un bimbo o una bimba o un ragazzo o una ragazza sono belli il senso di tristezza aumenta, perchè sembra di sottrarre a Madre Natura uno dei suoi lavori meglio riusciti) colpisce, ma io credo che andare a visitare i loro profili pubblici sia in qualche modo morboso e inopportuno. Mi rendo anche conto che nel momento in cui si mette su Internet qualcosa di se, come faccio io ora, il rischio che si corre è che questa coda di cometa resti a lasciar traccia anche quando magari sarebbe meglio l’oblio.