“Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti […]. Perché non si possa abusare del potere occorre che […] il potere arresti il potere”. (Spirito delle leggi, pubblicato nel 1748 via Wiki).
In questa prima formulazione teorica dello Stato di Diritto e della democrazia moderna vengono per la prima volta classificati i tre poteri fondamentali dello stato. Legislativo, che spetta al parlamento, Esecutivo, che spetta al governo, Giudiziario, che spetta alla magistratura.
Nel nostro ordinamento questi tre poteri sono separati e distinti. Il Parlamento garantisce la fiducia all’esecutivo e il Presidente della Repubblica è tenuto a verificarne la sussistenza prima di incaricare un Presidente del Consiglio dei ministri di formare un nuovo governo. Il Presidente della Repubblica è anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, l’organo di autogoverno dei giudici che si occupa di vigilare sulla non ingerenza degli altri poteri, in particolare dell’esecutivo, sulla magistratura.
Oggi in Italia assistiamo ad uno smantellamento violento e plateale di questi poteri in contrappeso fra di loro, dal momento che il Presidente del Consiglio, che è capo del partito di maggioranza, ha nominato di fatto tutti i parlamentari che legiferano, i qualsi sono quindi apertamente alle sue dipendenze (e per altro gode di una maggioranza con numeri tanto ampii da non essercene mai stata una uguale da che l’Italia è una repubblica). Già questo svilimento di uno dei due poteri dello Stato dovrebbe essere preoccupante, per chiunque abbia a cuore la salute del nostro sistema democratico. Quando poi il Presidente del Consiglio attacca apertis verbis la magistratura, creando un conflitto istituzionale permanente e delegittimando i giudici nell’esercizio del proprio mestiere, ecco che il risultato è una democrazia ancora più debole e fragile.
Nelle democrazie moderne esiste anche un quarto potere, che Montesqieu non poteva prevedere all’epoca, che è quello della informazione. Nelle democrazie basate sul suffragio universale le persone scelte a rappresentarci nelle istituzioni vengono votate sulla base delle proprie capacità e della propria reputazione.
Per determinare quanto siano capaci e quale sia la loro reputazione i cittadini sono chiamati ad informarsi su di loro, per formarsi un giudizio compiuto. Per poterlo fare occorre che quest’altro potere, il potere dell’informazione, sia libero ed indipendente, in modo da garantire che l’opinione che i cittadini si formano su chi si candida a governare sia il più possibile completa e proteiforme, ovvero in grado di comporsi di più punti di vista difformi.
Anche in questo caso il nostro attuale primo ministro, essendo di fatto il dominus di gran parte dei mass media, per lo meno di gran parte di quelli a larghissima diffusione, è in grado di indirizzare il giudizio verso questioni che più gli stanno a cuore, cercando di ometterne altre. Anche in questo caso, la situazione che si è venuta a formare, è di un grave, gravissimo indebolimento dei sistemi di contrappeso democratico.
Insisto nel dire che tutti coloro i quali perseverano nel non darci ascolto (non è un plurale maiestatis, intendo “tutti noi che contrastiamo Berlusconi”) saranno un giorno giudicati dalla Storia. E il giudizio non sarà indulgente. Si domanderanno i nostri posteri, come ci domandiamo noi pensando ai tedeschi che aderirono al nazismo, agli italiani che aderirno al fascismo eccetera, come sia stato possibile concedere a questa persona, che a parte per la disonestà e la capacità di fare quattrini, non spicca praticamente in nessuno dei campi che nobilitano della politica (perfino nell’arte retorica dell’eloquio è un cavallo zoppo, tant’e’ che si guarda bene da accettare i confronti televisivi perchè sa benissimo che ne uscirebbe con le ossa frantumate).
Sarà una magra consolazione pensare, se ci saremo ancora, che “noi ve l’avevamo detto”.
Beh con Prodi arrivò praticamente al pareggio elettorale grazie al testa a testa in cui annunciò il taglio delle tasse…