Senza voler aprire oziosi e altisonanti dibattiti sulla società moderna, vorrei però sfruttare l’inaspettata vittoria del Portogallo agli europei di calcio per parlare un po’ di quanto i risultati spostino in modo irrazionale i nostri giudizi sulle cose.
E’ già successo in passato che degli impronosticati vincessero gli europei (mentre non è mai successo ai mondiali per esempio, hanno sempre vinto squadre molto forti o la squadra ospitante). In particolare ricordo una Grecia, che era davvero una squadraccia e che vinse proprio in finale col Portogallo ospitante e strafavorito (a quel punto) ma soprattutto la Danimarca, che non si era nemmeno qualificata e che venne ripescata perché la Jugoslavia si stava dissolvendo e non esisteva nemmeno più la federazione calcistica a cui la nazionale di calcio avrebbe potuto riferirsi. La Danimarca arrivò agli europei senza averli preparati, con i giocatori richiamati in fretta e furia dalle vacanze e senza il suo giocatore più forte, Laudrup, che ritenne idecoroso partecipare ad un torneo da ripescati.
In questo europeo di nuovo si sono verificati una serie di fatti probabilmente irripetibili. Il Portogallo ha superato il proprio girone con grande fatica, senza vincere nemmeno una partita, e grazie al fatto che, per la prima volta in questa manifestazione, potevano passare anche le terze qualificate. In compenso squadre che hanno dominato i propri gironi come Italia, Germania e Croazia sono uscite tutte abbastanza presto, a volte anche per una serie di circostanze poco fortunate. L’Italia, per esempio, si è trovata in un lato del tabellone difficilissimo, nel quale avrebbe dovuto incontrare nell’ordine: Spagna, Germania e Francia. Superato lo scoglio Spagna, campione in carica, si è arresa ai rigori con la Germania. La quale poi ha perso con la Francia grazie principalmente ad un rigore concesso dall’italiano Rizzoli quando il tempo era ormai finito da un pezzo, in una circostanza in cui l’arbitro, 9 volte su 10, interrompe il gioco per sancire la fine del primo tempo. Niente di scandaloso o di grave, ma sicuramente un episodio fortunato. Fortunato come l’ultimo rigore decisivo della Germania, la partita prima, passato beffardamente sotto la pancia di Buffon.
Insomma il tutto per ricondurre la questione ad un ragionamento più semplice. Molti onori al Portogallo per aver vinto per la prima volta un titolo con la propria nazionale, è una terra di grandi calciatori con una lunga tradizione di bel gioco e che ha regalato al calcio mondiale stelle di prima magnitudo come Eusebio e Ronaldo. Diciamo anche però che questa vittoria è figlia del caso e di una buona dose di fortuna. E’ possibile ipotizzare che se anche il Portogallo avesse trovato il lato del tabellone di Spagna, Francia, Germania e Italia avrebbe rischiato di essere eliminato prima, perchè a volte basta solo che il tiro di Gignac al 90mo si fermi sul palo a portiere battuto, perché tu possa diventare campione d’Europa.
L’ultima cosa riguarda un aspetto più tecnico, alla faccia del tanto celebrato calcio iberico spumeggiante e offensivo la vittoria del Portogallo è stata imperniata su una difesa impenetrabile e solidissima, tenuta in piedi magistralmente dal madrileno Pepe (che è simpatico come una multa sul cruscotto ma è un signor difensore) e dalla rivelazione Rui Paticio che anche in finale si è estratto due o tre parate di grande prestigio (complessivamente un ottimo europeo per i portieri che hanno fatto tutti cose egregie e rarissime papere).
Complimenti al Portogallo dunque, ma niente lezioni universali da ricavare da questa vittoria. E’ stata come molte altre frutto del caso e di un concatenarsi di circosanze fortuite. Evidentemente dopo il Leicester ( e in piccolo anche del Crotone ) è l’anno degli underdogs.
Leicester, non Lichester 😉