Molti analisti stanno sottolineando la pesantissima sconfitta del candidato sindaco di Imperia del PDL contro il suo competitore del PD in quello che tutti considerano, a ragione, un feudo del centrodestra, per anni governato in monocolore e da sempre serbatoio inesauribile di voti anche per le competizioni regionali, provinciali e politiche con i collegi di quell’area da sempre considerati “blindati” e “sicuri”.
In tanti azzardano a definire la sconfitta del PDL da quelle parti una sconfitta di Scaojola, ma mai analisi fu più errata.
Quello, prima ancora che una raccaforte del PDL ( e prima della DC dove militava Scajola, allora giovane sindaco proprio di Imperia ) è un feudo di Scajola, signore, padrone e feudatario, appunto, di tutto quel che si muove in quelle zone.
Ed è talmente potente l’ex ministro ed ex presidente del COPASIR (luogo strategico per avere notizie sugli altrui altarini) da aver già in passato mandato messaggi al PDL quando avevano tentato di emarginarlo. Successe quando venne ricandidato Biasotti alla regione che fu un più che decoroso presidente di regione del centrodestra, imprenditore stimato ( ancorchè sampdoriano 😛 ) e di buona reputazione. Era noto che Biasotti e Scajola erano in perenne attrito, perchè si contendevano lo scettro di reuccio del PDL Ligure. Scajola accondiscese, malvolentieri, alla ricandidatura dell’uscente Biasotti, ma nel suo “feudo” arrivarono molti meno voti che nella prima elezione, cosa che Biasotti stesso sottolineò alle politiche successive, quando il collegio tornò compatto ad eleggere i candidati senza sbavature.
Scajola in quell’occasione lanciò un messaggio chiarissimo: caro PDL da queste parti non si batte un chiodo se io non sono d’accordo.
Alle ultime politiche ricoderete la polemica sugli “impresentabili” e Scajola che si ritirò sdegnato dalla comptizione per non subire l’onta di essere giudicato impresentabile (e per essere impresentabile nel PDL è come essere considerato troppo delinquente pure fra i galeotti) e fatto fuori d’ufficio. E subito dopo iniziò a sibilare l’ipotesi di creare una lista propria, una sorta di piccolo ducato come quello che Mastella ha messo su nel suo territorio. Pochi voti in senso nazionale, ma decisivi per la vittoria in regione e in quei 3-4 collegi giudicati sicuri.
Quindi nuovamente Scajola ha suonato la campana: caro PDL se mi fai fuori, qui non si vince più.