Riguarda il futuro politico e non solo di due protagonisti degli ultimi 20 anni: Fini e Berlusconi.
Le prospettive più o meno sono queste: se Berlusconi ottiene una fiducia anche risicata, segna un punto a suo favore e può pilotare il paese verso le elezioni da una posizione, non dico di forza, ma per lo meno di minore debolezza.
Fini dal canto suo tentenna, perchè se Berlusconi ottiene la fiducia tutto il trambusto che ha tirato su sarà la classica tempesta in un bicchere d’acqua, col grave rischio di finire nell’irrilevanza politica come un Casini qualunque.
Se viceversa Berlusconi cade, credo che questa volta nessuno abbia più intenzione di tendergli una mano per un’uscita di scena a testa alta.
Credo anzi che, nel momento in cui cadesse, inizieranno a volare gli stracci ed i coltelli.
E Berlusconi, con gli scheletri che ha nell’armadio, questo non se lo può permettere, perchè è a rischio tutto il suo impero economico (e la frase su Finmeccanica e il fatto che incriminare una potenza economica mettendone a rischio il futuro sia un “suicidio” è abbastanza profetica rispetto a questioni che potrebbero riguardare Mediaset e il riassetto del settore multimedia in un eventuale post Silvio).
Per quello che Berlusconi, che da un lato spavaldamente dice: “se non c’e’ la fiducia andiamo a votare e vinciamo” poi con la mano sinistra offre bei soldoni a deputati indecisi.
Perchè se il governo collassa lui le elezioni non le vince. E se le elezioni non le vince, i suoi ex amici, per avere via libera in quel lato del campo, lasceranno partire la macelleria, fra leggi severissime sul conflitto di interesse e la riassegnazione a terzi delle frequenze tv e degli spazi, magari danto all’antitrust un potere elevatissimo e mettendo a capo dell’autorità un dobbermann.
Insomma l’impressione è che la Seconda Repubblica sia al canto del cigno e questi giorni ci diranno se dopo ci sarà ancora o no Berlusconi (e con lui il PDL, se lo “fanno fuori” politicamente il suo partito di plastica finirà nella sua stessa fossa).