Qualcuno lo avrà forse notato che la battutaccia risservata da Silvio alla Bresso ieri e che, per essere stata rivolta ad una signora non più giovanissima ne particolarmente avvenente ha suscitato un vespaio di polemiche, era stata detta pochi giorni fa al contestatore che ha rischiato di essere malmenato da La Russa, durante la conferenza stampa convocata per il pasticcio liste e il decreto susseguente.
Facendo un po’ di psicoanalisi da rivista per signora, più o meno io me la figuro così. Berlusconi durante uno dei suoi meeting preelettorali coi suoi yesman di fiducia l’avrà detta riferita a qualcuno dei suoi avversari più coriacei. Immediatamente i vari Bondi, Cicchitto, Verdini, La Russa, Brambilla e maggiordomi vari avrà riso a crepapelle, tanto per compiacere il povero vecchio miliardario che pensa di essere spiritoso. A quel punto, vedendo la reazione divertita della sua plebe, avrà pensato: “cazzo come mi è venuta bene questa battuta” ed ha quindi deciso di ripeterla ad ogni pie’ sospinto. E’ una cosa che è capitata a chiunque di noi, più o meno dai 4 ai 6 anni. Dire una cosa divertente e poi, non avendo ancora i mezzi per discriminare il fatto che non sempre una battuta fuori contesto o ripetuta due volte riesce ad essere di nuovo fonte di ilarità, ad ogni persona che incontravamo, gliela buttavamo li, perchè far ridere qualcuno ti da una soddisfazione quasi impagabile.
Più o meno essere un vecchio miliardario brianzolo circondato di leccaculo ti riporta allo stadio dell’infanzia. Quando puoi fare e dire tutto “perchè in fondo è un bambino”.
L’idea che mi sono fatto io è che grossomodo la genesi di tutte le tantissime e proverbiali gaffes di Silvio nascano proprio da questa incapacità di discriminare cosa è divertente ed appropriato da quello che è sconveniente e ben poco umoristico, dal fatto che intorno a lui c’e’ gente che ride alle battute del capo per contratto.