In passato le grandi potenze e gli imperi si affermavano grazie alla supremazia militare. Da Giulio Cesare a Napoleone a Gengis Khan ricordiamo i grandi condottieri per le loro conquiste territoriali e per aver soggiogato gli occupanti imponendo conio, leggi, in qualche caso religione e lingua.
Ancora durante la Guerra Fredda le due superpotenze tentavano di diventare egemoni su parti sempre più ampie del pianeta, principalmente con operazioni militari o di intelligence. Con invasioni, all’antica, o con colpi di stato, in modo più subdolo e, se vogliamo, raffinato, con nel mezzo delle operazioni di “protezione” politico militare verso la Polonia o l’Ungheria e la Cecoslovacchia da un lato, o verso Panama, Nicaragua ed Israele dall’altro. Oppure aiutando e finanziando l’Iran e la sua rivoluzione (partita con ispirazione marxista, oltre che islamica) e contrapponendo il dittatorello di turno dall’altra (il tutto sfociato poi nell’interminabile e sanguinosissima guerra Iran-Iraq che ha imperversato nel Golfo Persico per tutti gli anni ’80.
A quanto pare la Cina sta adottando una strategia diversa, visto che il passato ha dimostrato che gli imperi costruiti con la forza militare sono instabili e difficili da governare. Invece che invadere il resto del Mondo, dopo aver acquistato milioni di ettari di terra in Africa, ha deciso di comprarselo.