CRESCE LA VOGLIA DI VARIABILE – Indebitarsi per l’acquisto di un immobile oggi conviene, visto che le ultime rilevazione di Mutuionline, uno dei principali operatori nel mercato italiano della distribuzione di mutui ed altri prodotti di credito, evidenziano come sia in ripresa soprattutto la domanda di mutui a tasso variabile. Nei primi 4 mesi del 2009 infatti le domande di mutui a tasso variabile in Italia sono salite dal 17,2% del secondo trimestre 2008 al 44,8% dei primi 4 mesi del 2009. Merito di offerte in alcuni casi decisamente convenienti: in questo momento un mutuo variabile ventennale di 100mila euro per l’acquisto di una prima casa del valore di 200mila euro a Milano da parte di un lavoratore dipendente di 35 anni si può trovare anche al tasso variabile del 2,10%, che si traduce in una rata mensile di 511 euro.
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QUALE TASSO – Quindi adesso è meglio optare ancora per un tasso fisso o riscoprire il variabile? Prendendo ad esempio il caso citato precedentemente infatti, un mutuo equivalente a tasso fisso per lo stesso tipo di acquirente viene a costare 655 euro al mese , 144 euro al mese in più rispetto al variabile. «Dipende – spiega ancora Anedda – se la rata prospettica, quella che mi troverò a pagare in futuro, per me è sostenibile. Se sì posso scegliere il variabile. Se invece voglio la tranquillità futura posso approfittare di tassi fissi come quelli attuali che offrono un’opportunità irripetibile. Senza contare i prodotti atipici come ad esempio quello offerti dal Monte dei Paschi Siena che ha un’offerta di un variabile il cui tasso non può salire oltre ad un tetto prefissato pari al 5,5%, un livello quest’ultimo vicino a quello dei migliori tassi fissi attuali».
via Mutui: tassi giù, è l’ora del variabile – Corriere della Sera.
Allora, ma è possibile che siamo di nuovo a questi punti? Le lezioni recenti non sono servite a nulla? Non è che poi fra 4-5 anni ci toccherà di nuovo, attraverso la fiscalità generale, parare il culo alle famiglie che rischiano di perdere la casa a causa dei tassi variabili troppo alti?
A me sembra una cosa davvero semplice: se Euribor è al minimo storico (e dubito che possa scendere ancora, e comunque anche se lo facesse sarebbe di mezzo punto perchè dopo c’e’ lo zero) l’unica previsione che è facile fare, a medio periodo, è che salga. Se l’economia, come si spera, andrà meglio, la Banca Centrale aumenterà il costo del denaro per evitare eccessi di indebitamento.
Quindi, se Euribor sale, sale anche il tasso del mutuo variabile, ergo la rata. Se tornasse ai livelli “pre-crisi” nel giro di due anni, un mutuo acceso ora potrebbe avere una rata quasi raddoppiata.
Il perchè è presto detto. Se io restituisco una rata di 1000 euro, la prima che rifondo alla banca conterrà (a spanne) 999 euro di interesse e 1 euro di capitale, quella dopo 998 e 2 e così via. Fino ad arrivare a metà mutuo, più o meno, in cui saranno 500 e 500.
Quindi, se la parte di interessi e quella prevalente, ed è anche la parte variabile, significa (sempre a spanne, i conti sono molto più complicati) che all’aumentare vertiginoso del tasso nei primissimi anni, raddoppia la rata.
Per cui: o siete ricchi, non avete problemi di rifusione di qualunque rata, sapete che l’interesse passivo lo scalate dall’IRPEF, che quindi è abbastanza capiente da assorbire aumenti anche ingenti, e allora puntate sulla speculazione immediata dei 2-3 punti percentuali che risparmate sul tasso, oppure, se siete dei poverelli come me, è il momento di fare il fisso. Perchè fra qualche anno, ed è una cosa ben più che auspicabile, il tasso variabile supererà abbondantemente il fisso attuale.
Se partirà una nuova campagna di sostegno a chi ha fatto il variabile oggi, mi vado a dare fuoco davanti a Palazzo Chigi. Non è che possiamo pagare tutti per l’idiozia molesta di chi non legge un giornale nemmeno per sbaglio.
C’è anche la capra e il cavolo (tasso variabile e rata fissa): alternativa non da minimizzare.
“tasso variabile e rata fissa” significa che se il tasso aumenta come negli ultimi anni il mutuo può allungarsi di tanti, tanti, tanti anni.
Io vedo il mio esempio personale, io ho un mutuo fatto in lire, otto anni fa, la cui rata mensile era attorno al milione di lire abbondanti. Con l’ingresso nell’euro la rata è scesa progressivamente fino a 420 euro (che è la rata che ho oggi) ma nei momenti di picco massimo sono arrivato a pagare 580 euro di rata. Io ho fatto tutti i miei bravi conti, col fisso che mi proponevano allora, e sono ancora in guadagno, ma perchè per me era facile scommettere sul tasso in discesa.
Ora mi immagino se avessi fatto il tasso variabile a rata fissa, tutti quegli anni in cui la rata è salita vertiginosamente, si sarebbero trasformati in anni in più di mutuo. Non pochi per altro. Senza trascurare il fatto che è una forma legalizzata di anatocismo.
@layos:
– ovviamente la durata può allungarsi (come pure accorciarsi); del resto pretendere il contrario è lo stesso concetto di “moglie piena e botte ubriaca”;
– sta di fatto che, a consuntivo, è una formula che consente di pagare meno: e quindi conveniente per definizione;
– vi sono casi nei quali è sconsigliabile: ad esempio per chi inizi un mutuo di questo tipo in età relativamente avanzata (in quanto vi è il rischio che la durata superi la vita lavorativa).
Se credi, puoi consultare una serie di articoli che ho scritto con riferimento al decreto Tremonti di qualche tempo fa: trovi qui l’intera serie. Qui invece trovi un articolo molto (troppo) sintetico sulla scelta del tasso.
Quanto all’anatocismo, non c’entra proprio nulla 😉
@mfisk “Quanto all’anatocismo, non c’entra proprio nulla”.
Io invece penso che sia proprio un caso chiaro. La banca ti fa pagare una rata fissa, anche se il tasso sale, perchè la differenza di rata che dovresti pagare per coprire il tasso te la copre lei “anticipandola”, e mettendo poi in conto gli interessi anche su questo anticipo.
Per come la vedo io la rata fissa a tasso variabile è una forma legale di anatocismo mascherato.
Ed è stato scritto (ora non lo ritrovo ma ti riporto l’articolo) quando Tremonti ha chiesto alle banche di aderire all’intesa per riportare le rate al 2004, per evitare l’effetto domino sui mutui delle famiglie italiane. Motivo per cui le banche hanno aderito con entusiasmo all’inziativa, senza fare le ipotizzabili barricate se ci avessero rimesso.
L’anatocismo non c’entra nulla perché comunque l’ammontare della rata non può essere inferiore al capitale, e quindi non è possibile che si capitalizzino gli interessi, che è il principio dell’anatocismo.
Quanto al decreto Tremonti, le banche lo hanno, semplicemente, reso inoffensivo con l’aiuto -per meglio dire complicità- delle associazioni di consumetori che si sono lasciate infinocchiare.
Non a caso le adesioni sono stare pochissime, e le banche non hanno in alcun modo fatto la minima pubblicità all’iniziativa, che non conveniva loro nel modo più assoluto.
Non so se sei andato a leggerti la mia serie di articoli; ma credimi se ti dico che le condizioni offerte erano strepitose per i consumatori, prevedendo uno spread massimo dello 0,50% che molte banche avevano portato, sempre su pressione del MEF, fino allo 0%.
Dopodiché, dato che alle banche non conveniva, e al MEF serviva solo di far vedere che era stata offerta l’opportunità (se qualcuno poi non l’avesse sfruttata, fatti suoi), ecco che l’iniziativa è stata lasciata morire.
Nell’agenzia dove ha il mutuo mia madre (banca intesa, mica la cassa di roccacannuccia) c’è stata una sola adesione: quella di mia madre, per l’appunto; e ho dovuto durar fatica per fargliela sottoscrivere e per superare la resistenza passiva del funzionario di turno, che gliela sconsigliava caldamente. a quanto mi hanno riferito in tutta Milano (sempre Banca intesa) le adesioni sarebbero poche centinaia.