Il gatto Tom

Nel giugno di due anni fa per soddisfare la richiesta dei bimbi di avere un animale domestico, abbiamo deciso di adottare un piccolo gattino randagio che avevamo trovato in un fienile abbandonato in campagna, vicino alla casa di mia zia. L’esordio non fu semplice, il piccolo gattino reagì molto male all’idea di essere strappato alla propria libertà e locazione, ma dopo qualche giorno per capire che non eravamo “nemici”, divenne il nostro gatto. Io sono nato e cresciuto in campagna, da noi i gatti sono animali liberi che girano per i rioni del paese andando a raccattare quel che possono per mangiare dagli avanzi del cibo delle famiglie e magari integrando con la caccia.

Così ho deciso che Tom, questo il nome che diedero i bimbi al gatto, sarebbe stato così. Libero di girare nel nostro grande giardino e per il quartiere, noi ci saremmo preoccupati di dargli un giaciglio (un cesto di vimini con coperte e maglioni al riparo nella legnaia) e una ciotola di cibo sempre piena. Oltre a dargli qualche goccia di antipulci visto che, anche se non era ammesso in casa, sarebbe stato comunque a contatto con noi e con i bambini.

Per un bel pezzo è rimasto praticamente solo nel nostro giardino, esplorando timidamente con lo sguardo il mondo fuori. Poi, da giovane e forte maschio, davvero di bella taglia, ha iniziato a girare per il quartiere, tornando di tanto in tanto con delle ferite da combattimento, segno che forse si era avventurato troppo in territori che non erano i suoi. Ultimamente si vedeva con minore frequenza, tornando da noi principalmente quando aveva fame e per trovare un riparo sicuro nei giorni di pioggia e freddo intenso.

Da 20 giorni, ormai, il gatto Tom non si vede più. Nonostante siano stati, gli ultimi, i giorni più freddi e piovosi da tantissimo tempo.

Segno che, putroppo, temo, gli deve essere capitato qualcosa che gli impedisce (forse per sempre) di tornare. E’ un peccato, perché, pur non essendo strettamente un animale di casa (per noi era fondamentale che continuasse ad essere libero, così come è nato) ci eravamo affezionati noi a lui e lui a noi. Sapevamo che lasciandolo libero avremmo corso dei rischi, che sarebbe potuto finire sotto una macchina. A me piace pensare che nei giorni del Burian qualcuno l’abbia trovato a vagare per il quartiere e abbia voluto dargli una casa e del cibo. Ciao Tom!

 

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