Ieri sera, per un inspiegabile attacco di masochismo, ho voluto guardare la prima puntata di Controcampo. Ho scoperto che lo spostamento su Rete 4 non dipendeva solo da una esigenza interna alle reti di spostare audience, ma anche di far diventare pure le trasmissioni sportive Mediaset, che fino a quel punto erano state faziose ma in punta di fioretto, un ennesima grancassa della protervia del grande capo. Il Milan, Berlusconi, ancora il Milan, ancora Berlusconi. Pellegatti è la versione giornalistasportiva di Emilio Fede, avendo almeno la piccola virtù di essere sempre stato milanista. Emilio Fede lo è diventato solo per avere un’ulteriore occasione di leccare il culo al suo padrone.
A parte questa mia mal celata acrimonia, credo che l’operazione sportiva dell’acquisto di Ibra, da tutti incensata come il “ritorno del presidente” sulla scena del calcio (ipotizzando che questo sia un segno premonitore dell’imminenza di elezioni e che le fortune elettorali del premier siano legate a doppia mandata a quelle sportive del Milan) sia una grave cazzata.
Non che il ragazzo sia un brocco, ci mancherebbe. E’ uno di quei campioni che fanno le fortune di molte squadre, ma ad alcune condizioni.
Prima condizione, Ibraimovich è uno dal carattere difficile, un piantagrane e una primadonna. Uno che ha un “cutthroat” come procuratore. Questo è un atteggiamento che può andare bene in una provinciale, in una squadra che quando ha l’Ibra della situazione gli dedica le edicole votive come i napoletani a Maradona. In una squadra che ha avuto Van Basten, Baggio, Baresi e Maldini, fra gli atlri, Ibra ben difficilmente lascerà un segno imperituro nella storia del club, nemmeno se le cose andassero tutte benissimo e senza intoppi.
In più, da che calcio è calcio, di primedonne in squadra te ne puoi permettere solo una. E nemmeno sempre. Nelle super squadre c’e’ posto magari per un super campione, il quale però deve fare la differenza e non poco, per permettersi di fare anche la prima donna (e comunque è spesso mal tollerato nello spogliatoio). Ibra a Barcellona ha fallito perchè c’era già Leo Messi. Il quale Leo Messi negli ultimi anni ha “fatto fuori” tanto Ronaldinho quanto Eto’o, perchè il proscenio è largo abbastanza per uno solo.
Poi è chiaro che queste super squadre sono composte di tanti campioni, giocatori molto forti, magari grandi atleti. Ma di Leo Messi, o Ibra, ce ne sta uno solo. E non è tutto. Qui a Genova abbiamo l’esempio della classica primadonna che rende tanto perchè è in una provinciale: Antonio Cassano. Classe cristallina, ma testa un po’ bizzosa. Lui quando gioca è tutto un colpi ad affetto, stop impossibili, dribbling azzardati. Quando è in giornata ne azzecca 8 su 10 e la Sampdoria vince 3-0. Quando non è in giornata non ne azzecca manco una. E perde la palla. E la palla la va a recuperare qualche boscaiolo che per un singolare allineamento astrale gioca in serie A e che solo grazie a Cassano riesce a giocare in Europa o a battere la Roma o l’Inter, e allora è ben felice di sbuffare come una locomotiva per recuperare l’ennesimo pallone perso dal genietto di Bari nella sua giornata storta (se non che, se i periodi di scarsa vena durano tanto, anche nelle provinciali poi cominciano i mugugni e gli scricchiolii nello spogliatoio). In una squadra come il Milan il più “stazzo” è Gattuso, uno che vince ininterrottamente da 10 anni e oltre, che ha vinto tutto e più di una volta. Certo è un combattente, uno che sa che il suo ruolo è correre per Ronaldinho o Ibra e non certo fare i colpi di tacco. Ma fino ad un certo punto.
Infine, c’e’ un problema tattico lampante. Per permetterti un tridente devi avere almeno un giocatore molto difensivo nei tre attaccanti, oppure due abbastanza difensivi. Un tridente puro, con tre calciatori che attaccano senza difendere, non te lo potresti permettere nemmeno se in difesa avessi dei venusiani alti 2 metri e mezzo e che fanno i 100 metri in 7 secondi.
Figurarsi nel Milan, dove a centrocampo titolare ci sarà un solo incontrista oltre a due fiorettisti come Pirlo e Seedorf.
La tattica non è un’opinione. Le squadre devono essere equilibrate. L’evidenza più chiara di questo postulato calcistico è il Real Madrid. Lo scorso anno ha comprato i 3 giocatori più forti al Mondo in un colpo (escluso giusto Messi che stava dai rivali catalani): kaka, ronaldo e benzema. E per buon peso pure Xavi Alonso, colonna del Liverpool e della nazionale Spagnola.
Risultato: non hanno vinto una mazza. Umiliati in coppa del re da dei semidilettanti, secondi in campionato, eliminati dal Lione agli ottavi in europa.
Se per vincere nel calcio bastasse comprare gli attaccanti forti e metterli tutti in campo, vincerebbero tutti.
Quindi, in isolata controtendenza, mi sbilancio. Secondo me Ibra al Milan sarà un fallimento, a meno che col suo arrivo non faccia le scarpe al pupillo del presidente: Ronaldinho. Vedremo se mi sbaglio.
secondo me ibra al milan è un colpo elettorale,così come Robinho che arriverà oggi.
Condivido il discorso sulla prima donna,meno quello sulla tattica tieni conto che giocando una partita ogni 3 giorni Dinho,Ibra e Robinho si alterneranno abbastanza in nome del turn-over.
Pato è un talento cristallino,ma di cristallo non ha solo il talento.2-3 mesi fermo ci sta quasi tutti gli anni…
Alla fine credo che giocheranno una specie di 4-2-3-1 con Pirlo “nei 2” solo quando stanno tutti bene, altrimenti lui e Seedorf si giocheranno la maglia da “10” e i 3 brasiliani quelle di appoggio ad Ibra,che ogni tanto rifiaterà lasciando il posto al Papero.
In mezzo ci sarà spazio per la corsa di Ambrosini e Boateng con Gattuso e Flamini ottimi comprimari.
salut
mashiro