Non sento altro che gente che si lamenta con Veltroni per aver mandato affanculo Di Pietro.
Premesso che a me non stanno particolarmente simpatici nessuno dei due e che non voterò con ogni probabilità per nessuno dei due, non capisco perchè si continui a dire a Veltroni che ha fatto male a scaricare Di Pietro.
Allora, delle due l’una. O si vuole che a sinistra ci sia un partito unico, in grado di governare con le proprie gambe e senza che i propri ministri scendano in piazza contro il governo del quale fanno parte, oppure riformare l’alleanza più larga e annacquata possibile, coi programmi da 190 pagine, in cui vuole la pazienza di Giobbe per cercare di arrivare ad un compromesso al ribasso su ogni questione e ogni decisione.
Veltroni e Di Pietro avevano un patto. Ci si presenta con due simboli, per raccogliere quanti più voti sia possibile e dopo le elezioni si inizia un processo di integrazione dell’IDV dentro il PD, così come è stato per Margherita e DS. Di Pietro, capendo che nel clima di “mani tese” avrebbe potuto ritagliarsi la sua fettina di iper visibilità andando dietro a Grillo e Travaglio, ha cavalcato l’onda, mietuto consensi e ora non ha nessuna intenzione di andare a dividere questo tesoretto coi DS, ma gestirselo per conto suo ed avere il suo tornaconto.
Bene. Di Pietro, che al massimo dei massimi potrà prendere il 10-12% (ma secondo me se correrà da solo prenderà il 5) di quei voti non se ne farà una mazza, esattamente come non se ne fanno una mazza i giapponesi dell’UDC. Non contano niente, non servono a niente, non decidono niente. Inutili a destra. Inutili a sinistra. Il progetto Casiniano di essere l’ago della bilancia è bello che naufragato (eppure non mi sembra che alcuno chieda la testa di Casini con la stessa insistenza con la quale si chiede la testa di Veltroni).
Veltroni ha sbatttuto porte in faccia a socialisti, comunisti, verdi, radicali… tutte forze politiche storiche e ultra radicate. Ha detto: o entrate nel PD o andate per i casi vostri. Con Di Pietro ha fatto uno strappo a questa regola, una deroga dettata da convenienze elettorali, promettendo il gruppo unico e l’ingresso dell’IDV nel PD. Questo non è avvenuto, anche Di Pietro prenda la porta.
A me sembra un discorso di una coerenza e di una linearità quasi disarmante. Forse è la cattiva abitudine della politica italiana di guardare sempre a bottega e mai oltre lo steccato che fa perdere di vista i principii.
Tanto con o senza Di Pietro le chance di vincere le elezioni sono rasenti lo zero. L’Italia era, è e resterà a lungo un paese di destra. Perchè è un paese di vecchi, che tipicamente sono conservatori, un paese di cattolici, che normalmente sono conservatori e un paese di xenofobi ignoranti che, fortunatamente, sono ultraconservatori. I giovani, i cervelli e i laici, vanno a vivere all’estero, assotigliando ancora di più le fila degli elettori di sinistra.