il 5 per cento della popolazione non sa rispondere alla domanda sul farmaco, ossia non supera le prove minime di competenza. Quasi la metà degli italiani si smarrisce davanti alla pianta ornamentale, mostrando una competenza alfabetica molto modesta, «al limite dell’analfabetismo», recita il rapporto All.E il 33 per cento non è capace di sistemare il sellino della bicicletta, ossia denuncia «un possesso della lingua molto limitato». E le cose non vanno meglio nell’esecuzione dei calcoli matematici e nella lettura di grafici o tabelle: anche in quest’ambito l’80 per cento degli italiani fa molta fatica. Siamo un popolo di illetterati, che però non sa di esserlo. E forse non vuole neppure saperlo.
Se questi dati fossero (e io credo lo siano) veri, come si può pensare di governare una nazione come la nostra con la democrazia diretta? Cosa ne può sapere un popolo che non riesce a trovare le istruzioni su come regolare un sellino della bici nel manuale della bici medesima di energia nucleare o rinnovabile, di cure compassionevoli, di opere infrastrutturali strategiche, di somatostatina, di logistica, di adesione a trattati internazionali…. Come si può pensare a rendere la democrazia senza mediazione a queste condizioni?
Allucinante. Non ci sono altre parole. Ma se l’istruzione non diviene uno dei pilastri portanti del nostro sistema di welfare, non ne usciremo, temo.