Oggi è stato l’ultimo giorno della nostra au-pair polacca Gosia. Dopo un anno esatto da quando è arrivata a Genova. Nel frattempo è arrivata Nesma, dal Marocco, all’inizio di una nuova avventura.
Oggi è stato un giorno doloroso e triste, dopo un anno di convivenza una persona diventa un membro della famiglia, un affetto vero, tanto più per i bimbi, quelli con cui ha condiviso la maggior parte del suo tempo.
Avere una ragazza alla pari è una cosa bellissima e bruttissima, nello stesso tempo. Bellissima perché grazie a questo i nostri bimbi sono venuti in contatto con lingue, culture e modi di pensare che altrimenti avrebbero solo potuto sfiorare attraverso la mediazione di qualche racconto o romanzo. Bruttissima perché per quanto tu li possa preparare fin dal primo giorno all’idea che queste ragazze se ne andranno loro non sono capaci di avere verso di loro un affetto algido e misurato. Si donano completamente, come è giusto che sia, e si innamorano perdutamente, e ogni distacco è un cuore di cristallo che va in mille pezzi.
Michelangelo, il minore, in particolare, a questa ragazza si è affezionato in un modo intimo e viscerale, era per lui più di un’amica o una tata, era una sorta di sorella maggiore. Del resto per loro avere un adulto “giocattolo” che sta con loro, accondiscende ogni loro desiderio, gioca con loro a tutto quel che vogliono, è una cosa magica. Qualcuno che allo stesso tempo si rapporta con loro da pari, ma che può farli accedere a tutte quelle cose che un bimbo da solo non potrebbe fare. Per esempio Michi adora cucinare ed è una cosa che da solo non potrebbe fare. Invece con la Gosia non si contano i brownies i pancakes e le torte che hanno sfornato in questo anno.
Complessivamente continuo a ritenere che quella di avere una au-pair sia un’esperienza positiva, anche al netto delle ragazze con cui ci siamo trovati meno bene e di quelle, come Gosia, talmente superlative da diventare straziante il momento in cui le devi salutare.
Adesso inizia la parte più difficile, ovvero mettere la nuova ragazza nelle condizioni di farsi voler bene, senza fare paragoni e confronti (che rischiano di essere impietosi per chiunque) e considerando che si tratta pur sempre di ragazzine che per la prima volta in vita propria, nella maggior parte dei casi, sono fuori di casa, in una nazione straniera, che non hanno una rete sociale di amici o parenti, capiscono poco o niente la lingua e sono almeno per i primi tempi in casa con degli estranei.
E’ pazzesco però pensare che una persona che per un anno è stata così intimamente parte della propria vita, seduta al proprio tavolo, che ha giocato e curato e accudito i tuoi figli, che hai salutato ogni mattina e ogni sera, da un certo punto in poi sparisce e, con ogni probabilità, non la rivedrai mai più e non ne sentirai più parlare. E’ vero che per i primi tempi ci si terrà in contatto con Skype e con gli altri social media. Ma in generale poi la vita proseguirà e ci perderemo di vista.
Prima di andarsene ha regalato ai bimbi un quadretto con una caricatura, fatta da un suo amico, di lei assieme ai bimbi nella spiaggetta di Boccadasse. Stamattina Michi guardava il quadro sospirando e ha detto: “lo guarderò quando non mi ricorderò più della Gosia”. Sono i momenti in cui ti interroghi se questo dolore immenso che in qualche modo gli stai procurando sia davvero necessario.
Ma poi pensi a tutte le giornate di risate, divertimento e amore allo stato puro che hanno vissuto in questo anno e pensi che si, alla fine per quanto doloroso sia il distacco, tanto più grande è stato il bene che hanno vissuto.