Partiamo da un presupposto. Il PDL è il maggiore partito italiano, non una lista di outsider amanti della figa o della birra e di qualche altro partito esoterico che si presenta quasi più per goliardia e per protesta, piuttosto che con concrete possibilità di vittoria. Non è nemmeno una di quelle liste civetta o liste d’accatto (tipo “Forza Roma” e “Forza Lazio”) che servono a raggranellare i voti di quelli che andrebbero alle urne solo per scrivere improperi o bestemmie sulla scheda.
Da un lato si potrebbe dire: la legge è uguale per tutti, che tu sia il PDL o che tu sia il Partito del perizoma (che per inciso in Germania esiste eccome).
Dall’altro è innegabile che il PDL sia il partito di riferimento per 15 milioni di elettori, che non sono precisamente un numero trascurabile di concittadini a cui far pagare il prezzo di avere dei rappresentati politici così sprovveduti ed incapaci da non essere in grado di adempiere alle formalità di legge.
La questione quindi è molto più complicata dei manicheismi: “siamo il PDL ci dovete ammettere per forza” o “avete violato la legge, quindi non siete ammessi, punto e fine”. Probabilmente non sarebbe scandaloso un decreto di bonifica di questa situazione davvero potenzialmente “esplosiva” a condizione che venga votato a larghissima maggioranza e con il placet del Quirinale, qualora i magistrati dovessero ritenere inammissibili gli adempimenti richiesti irregolari o tardivi.
Poi però bisognerà trovare una soluzione organica per il futuro.
La raccolta di firme per presentare un simbolo serve evidentemente come filtro, per evitare che qualunque pirla che voglia fare il partito della gnocca o delle patatine fritte, possa inondare gli uffici preposti di migliaia di partiti inutili con tutto il codazzo di problemi legati allo spoglio, alla comunicazione dei risultati, alla stampa delle schede e così via. In Polonia anni fa, alle prime elezioni post Muro, si presentarono 90 partiti e fu prodotta una scheda elettorale lunga un metro.
Tanto è ovvio quindi che questo filtro vada preservato, altrettanto ovvio è che i maggiori partiti, per quanto dovrebbe essere piuttosto facile con tanti voti che hanno raccogliere le firme a proprio sostegno, non sono certo dei provocatori o dei goliardi che vogliono apparire nelle schede tanto per fare una trovata auto promozionale.
Questo si potrebbe disinnescare per esempio limitando questo adempimento a chi non fa parte dell’istituzione a cui concorre. Tipo: sei già stato votato nelle precedenti regionali/politiche/europee con una soglia di voti di, diciamo, 100 mila, o 10 mila o 1 milione a seconda del bacino elettorale, non devi fare alcun adempimento. Sei Rutelli che fonda il partito dei fiori e delle api, allora prima di presentarti dobbiamo verificare che ci siano 5000 cittadini che sono disponibili a votarti e sostenerti, firmando le tue liste.
Detto questo bisognerebbe che le elezioni venissero poi bonificate di tutte le violazioni di legge che vengono perpetrate di continuo, dal divieto di produrre e pubblicare sondaggi nella finestra di garanzia, all’affizione selvaggia e abusiva (che poi viene sistematicamente condonata), al superamento dei tetti di spesa in campagna elettorale (ragione per la quale nei paesi occidentali si viene espulsi dal parlamento o dall’istituzione in cui si è stati eletti).
Le leggi devono essere rispettate, ma devono anche essere giuste e sensate e traguardare lo scopo per cui sono state introdotte. Se sei un partito da 15 milioni di voti e sbagli il timbro, per quanto tu abbia commesso un’irregolarità, non stiamo parlando di uno studio di architettura che partecipa ad un bando di appalto e che, per ragioni anche meno importanti di queste, viene estromesso dalla gara. Stiamo parlando di democrazia, che è un esercizio molto più delicato.
Detto questo è altrettanto vero che quasi nessuna legge di quelle invece importanti nella sostaza viene rispettata, perchè mettere più manifesti di quanto consentito, spendere più di quanto previsto, citare sondaggi che ti danno vincente quando non sono veri e non verificabili, sono tutte cose che, nella sostanza, modificano gli equilibri di una sana competizione. Sarebbe un po’ come se una squadra di calcio potesse effettuare 4 cambi invece che 3 o convocare giocatori squalificati.
Mi sembra davvero paradossale e ridicolo che ci si impunti su questioni di nessuna importanza, rispetto alla salubrità del confronto democratico, mentre da anni si fa spallucce su tanti e tanti altri temi ben più gravi di violazione della parità di condizioni di accesso all’esercizio della democrazia (che è un prerequisito essenziale).