La carriera politica di Fini volge al crepuscolo. Guida un partitino confuso e insicuro, scaricato anche da Casini, che nei sondaggi ormai fatica ad emergere dalla voce “altri”. Ormai l’unica possibilità che ha di distinguersi da uno Storace qualunque è quella di restare aggrappato allo scranno più alto di Montecittorio a qualunque costo e contro qualunque evidenza.
Male ha fatto a mettere in palio la sua poltrona sopra la parola di Tulliani. A mettere in gioco la propria carriera sull’altare dell’amore per la propria compagna. Bisogna fidarsi solo delle cose che si conoscono direttamente. Anche perché, diciamolo, in un paese marcio di corruzione che trasuda scandali e porcherie di ogni genere, l’aver venduto ad un prezzo più basso del valore di mercato un appartamento di un partito, nemmeno derivante dai finanziamenti ma da un lascito, è davvero una bagatella per la quale nemmeno negli ipocriti e bacchettoni paesi anglosassoni si rischierebbe il posto.
Fra l’altro c’e’ una discreta garanzia che questo sia il suo peccato più grave, esclusi quelli politici come aver retto il sacco a Berlusconi, viste le forze messe in campo dai suoi ex alleati per i quali ha firmato ogni disgustosa porcheria per delegittimarlo. Mi domando poi cosa abbiano da dire i nostri servizi segreti sul fatto che un capo di stato estero, come il presidente di Panama, abbia trafficato con un figuro di dubbia reputazione per ottenere informazioni a nocumento della terza carica dello Stato.