Leggo da molti commentatori, nei blog o nei giornali, di sinistra, un certo sarcasmo sul risultato elettorale del PD, sul fatto che l’arretramento è consistente e nonostante questo ci si rallegri.
Io francamente non colgo il senso di questo sarcasmo. E’ vero che i sondaggi sono sondaggi e che quello che conta sono le elezioni.
Ma sfido chiunque di noi (di sinistra) a non aver temuto nemmeno per un attimo che il PDL arrivasse a “doppiare” o quasi il PD. Le prospettive a inizio anno, dopo terremoti e show vari di Berlusconi, dopo le dimissioni di Veltroni, erano di un PDL a oltre il 40% e un PD appena sopra il 20.
Io non sono (e probabilmente mai sarò) un elettore del PD, ma è chiaro che dal mio punto di vista, sia il PD, sia Di Pietro o sia la “sinistra”, credo ci voglia nel campo dei progressisti un partito che abbia una forza confrontabile con quello che sta dall’altra parte.
35% a 26% è una distanza grande, ma non abissale.
Berlusconi nel suo periodo di governo più lungo è riuscito a dissipare un consenso anche maggiore. Forza Italia passò dal 29% al 23% e gli altri partiti alleati persero il resto.
Alla fine di questa tornata elettorale, che un po’ negativa per i partiti grandi lo è giocoforza, essendo una corsa proporzionale in cui ognuno tira acqua al suo mulino, l’arretramento del PD, al netto dei radicali fuoriusciti è di 3 punti, quello del PDL 2.
Rispetto alle ultime politiche il PD ha visto crescere un partito alla sua destra, l’IDV e un partito alla sua sinistra, Sinistra e Libertà, con l’agglomerato comunist-socialista che ha mantenuto il 3% delle politiche.
Certo non è una vittoria. Ma nemmeno l’annunciato smottamento e la catastrofica sconfitta che avrebbe prodotto verosimilmente un gigantesco ripensamento di tutto il movimento per creare una grande forza riformista. Che in questo paese serve come il pane. Così come serve una forza più radicale e ambientalista.
Adesso speriamo che si raccolgano le forze per creare unità a sinistra e per federare IDV, PD e Sinistra, magari con l’aiuto di una legge elettorale più “tedesca”.
Per usare una metafora calcistica, se il Genoa andasse a giocare al Bernabeu contro il Real, magari con due o tre giocatori forti squalificati o infortunati, e portasse a casa una sconfitta di misura, ci sarebbe da esserne contenti.
Queste più o meno erano le forze in campo in questo momento.
Ora ci sono tre anni di legislatura per organizzare il return match, a partire dal tentativo di riconferma del maggior numero possibile di regioni alle elzioni del 2010, proseguendo con percorsi unitari e concreti e magari continuando nella strada lodevole dell’IDV e in parte del PD di presentare gente giovane, nuova, fresca e con delle idee innovative e vincenti, come la ormai stracelebre outsider che ha battuto Silvio nelle preferenze personali.