Lavorando per una grande multinazionale che negli anni mi ha dato l’opportunità di girare il Mondo, non da turista, ma da lavoratore, ho accumulato una certa dose di esterofilia.
Ho specificato che ho viaggiato da lavoratore perché rispetto alla condizione di turista le cose cambiano molto la prospettiva. In primo luogo la spensieratezza, quando sei turista sei in vacanza e certo non hai il carico delle tensioni quotidiane del lavoro. Inoltre vedi solo le cose belle di un luogo, monumenti, paesaggi. In terzo luogo le persone indigene con cui vieni in contatto sono operatori del turismo e in ogni caso persone che sono li per farti stare bene.
Se invece vai in viaggio di lavoro vai normalmente in un posto brutto, come molto spesso sono i luoghi dove hanno sede gli uffici (io in più lavoro nel terziario manifatturiero, quindi spesso mi capita di visitare stabilimenti produttivi, non certo il Grand Canyon o la Foresta Nera). E poi le persone con cui si ha a che fare sono lavoratori, operai o colleghi del posto. Tutte persone che ti danno una visione della propria realtà meno edulcorata dal tentativo di metterti a tuo agio.
Ovviamente non posso dire di essere stato solo in posti migliori dell’Italia, anzi. Però tanti posti lo sono. La Germania, la Gran Bretagna, la Svezia, il Benelux, l’Austria, la Svizzera. Tutti luoghi dei quali ho invidiato molto o quasi tutto.
Confesso quindi che sto vivendo questo disastroso e grottesco pasticcio della Brexit con un po’ di quella che i tedeschi chiamerebbero schadenfreude .
Finalmente da italiano non sono io quello umiliato e sbeffeggiato dal mondo per l’insipienza ed il dilettantismo della mia classe politica, non sono io che, quando si tira fuori l’argomento Brexit, si guarda imbarazzato la punta delle scarpe, come per tanti anni mi è toccato fare, andando all’estero, parlando di Bunga Bunga o teste di toro e ancelle.
Non che mal comune sia mezzo gaudio. Ma insomma, sono un po’ come il fratello discolo che guarda con un ghigno liberatorio la mamma che fa il cazziatone al fratello secchione.