Una delle vittime più illustri di questo decennio di interminabile crisi economica rischia di essere l’idea stessa di Europa. Stati che hanno ceduto la propria sovranità nazionale ad una macro entità (un percorso esemplare di federalismo, dove appunto c’e’ la “fides” la fiducia, verso gli altri, e si uniscono cose diverse per farla diventare una sola). Un’idea meravigliosa, che racchiude in se la pace, la stabilità e la contaminazione culturale. Eppure per concedere questa fiducia si sono pretese un sacco di regole e di vincoli che, in un momento di ristrettezza economica che avrebbe richiesto slanci di innovazione e colpi di reni, sono diventati gravami e zavorre insostenibili, che stanno trascinando tutti a fondo e facendo alimentare i fuoco dell’euroscetticismo.
Eppure basterebbe varcare un po’ i confini nazionali per rendersi conto che sono molte di più le cose che ci uniscono coi nostri fratelli tedeschi, francesi, spagnoli, inglesi, polacchi, austriaci eccetera, di quante ci dividano.
Io ho la fortuna di fare un lavoro che mi consente di essere cosmopolita e di dividere un po’ del mio tempo con persone che arrivano da ogni parte del mondo. In più avendo fatto questa scelta di avere una ragazza alla pari che si occupi dei bimbi abbiamo la possibilità di avere in casa l’espressione vivente di una cultura differente, e di averla nella quotidianità della vita di tutti i giorni.
Naturalmente perchè questo esperimento funzioni, perchè le persone conoscendosi facciano dei passi l’una verso l’altra, c’e’ da attuare una precauzione preventiva, che è quella di applicare la normale filter bubble con cui selezioniamo, volontariamente o meno, le persone che frequentiamo. Io lavorando nell’IT ho a che fare con altre persone come me, che sono “colletti bianchi”, impiegati in mansioni tecnologiche di alto profilo, con un livello medio di istruzione (e quasi sempre anche di educazione) piuttosto elevato. E’ chiaro che in questo contesto è più facile trovarsi ad avere a che fare con qualcuno con cui si hanno affinità.
Però vale lo stesso per altri ambiti. Normalmente le persone che frequentiamo sono filtrate per censo oppure per interessi comuni (praticano il nostro stesso sport o il nostro stesso hobby o frequentano la nostra stessa congregazione religiosa) o per area geografica (sono i genitori degli amici dei nostri figli, i vicini di casa, la cassiera del supermercato). E’ fisiologico che in un contesto di extranazionalità alcuni filtri non sono applicabili, e quindi gli unici due che restano sono quelli degli interessi o dell’istruzione\educazione.
A me è capitato di passare una serata con dei colleghi svedesi con cui abbiamo parlato ovviamente di sport, di motociclette e di tecnologia, sorseggiando ottima birra locale e tirando tardi fra risate e battute, esattamente come avrei potuto fare in una rimpatriata coi miei compagni delle superiori.
Sinceramente questa è una ricchezza che spero di non perdere per colpa di problemi economici e di diffidenze fra sistemi finanziari. Spero invece che le nuove generazioni di ragazzi siano meno provincialisti e campanilisti di noi, anche grazie a quest’attitudine a fare una parte del proprio cursus studiorum in terra straniera.
Insomma, sarebbe proprio un peccato svegliarci italiani dopo non esserci ancora del tutto addormentati europei, quando ancora il sogno di un’Europa unita e solidale non è nemmeno iniziato.
Posso solo sottoscrivere in toto… e vivendo da italiano all’estero forse in questo caso ho addirittura più voce in capitolo di te…