Come tanti miei compagni di sventura, gli idealisti visionari, progressisti e sognatori, che votano a sinistra e che lottano per un “Mondo migliore”, mi arrovello il cervello su cosa si possa fare, concretamente, per cercare di fare quel benedetto colpo di reni che servirebbe a costruire una vera alternativa.
Intanto bisogna fare una premessa. In Italia la “destra” o il “centrodestra” vincono ininterrottamente le elezioni da più 100 anni, dalla notte dei tempi di Crispi e Giolitti, passando per Facta, Mussolini e il cinquantennio di balena bianca, divorata da tangentopoli, e seguita da una pseudo alternanza politica. Dico “pseudo” perchè Prodi, Ciampi, Dini, Treu eccetera, se pur formalmente appoggiati anche dall’estrema sinistra, rappresentano un governo che in qualunque parte del Mondo sarebbe considerato moderato e conservatore, e che aveva lo scopo preciso di farci entrare nell’euro, pur a costo di sacrifici inenarrabili. Per altro, nell’unica elezione vinta apertamente da Prodi, nel 1996, la vittoria fu data non tanto dalla conta dei voti (che in effetti erano meno di quelli degli altri) quanto dal fatto che Lega e FI-AN-UDC si presentarono in ordine sparso.
Ho scritto anche in passato su questo blog che un paese con un età media molto alta, largamente cattolico, tende ad essere naturalmente conservatore, al di la dei protagonisti.
Questo per spezzare una lancia a favore dei poveri disgraziati che si alternano al vertice del PD (Ulivo, Unione e compagnia….). Far cambiare idea ad una nazione intera è ben dura. Per di più lo si deve fare con l’ipocrisia del gergo politico. Nessuno potrà mai dire da una tribuna di un comizio che gli italiani votano Berlusconi perchè sono (anzi vorrebbero essere) esattamente come lui. Ossia ricchi, frubetti, spregiudicati, attorniati di figa e refrattari a qualunque legge o senso civico.
Questo vuol essere tutt’altro che un messaggio di rassegnazione, anzi, vuol essere un invito alla pazienza. La pazienza dei giusti, la forza della ragione. Avere comportamenti etici, specchiati, inattaccabili dal punto di vista della correttezza formale e sostanziale, se anche non diventasse premiante alle urne nell’immediato, finirà per prevalere. Sarà un discorso idealista, ingenuo fin che si vuole, ma io sono persuaso che sia così. Essere onesti, avere senso civico, essere felici di pagare le tasse quando queste vengono ben spese e ben gestite da amministratori non corrotti e ligi ai propri doveri costituzionali di disciplina e decoro, devono essere tratti ineluttabili per chi vuole ambire a diventare una forza alternativa a quello che c’e’ ora, a questo ignobile sfacelo a cui assistiamo attoniti ormai da 16 anni.
Anche in queste elezioni regionali il PD è stato tutto un “vorrei ma proprio non ce la faccio”. Candidature balbettanti, qualche volta con le primarie, qualche volta cercando di bloccarle (Vendola) qualche volta organizzandole in extremis, a volte trovandosi con il commensale già a tavola imbandita senza nemmeno averlo invitato (Bonino). Consiglio a questo proposito un geniale articolo di Michele Serra, ripreso dal solito ottimo Gilioli, davvero illuminante e ferocemente sarcastico.
Se mi avete seguito fin qui, magari non è chiaro dove stia andando a parare. Provo a riassumerlo schematicamente, fatte tutte queste premesse.
In primis. Non cannibalizziamo l’ennesimo leader che abbiamo a sinistra, come è stato per Occhetto, D’Alema, Prodi, Rutelli, Franceschini, Veltroni [ad libitum]. Bersani è un brav’uomo, intelligente, competente, per bene. Io ho votato Marino alle primarie. Non di meno mi fa piacere che abbia vinto lui perchè è una persona che epidermicamente mi va a genio. Diamogli il tempo di fare sto benedetto “bambino nuovo”.
In secondo luogo. Come ho scritto in passato, a me non è mai capitato di convincere qualcuno a cambiare idea politica o tirare la sua acqua verso il mio mulino. Non so se qualcuno di quelli che mi legge c’e’ mai riuscito. Personalmente se non sono in grado di fare qualcosa, poi tendo a non pretendere che ci riescano degli altri, anche se sono deputati a farlo. Me lo auguro, ma non lo pretendo.
Però. Quello che vorrei dai vertici della sinistra è che pur nella consapevolezza che la battaglia sarà lunghissima e durissima, che le nostre truppe sono inferiori in numero e sparpagliate, non si può perdere di vista il principio per cui si combatte una guerra, per l’ansia di vincere una battaglia. Fuor di metafora, non si possono disattendere gli ideali per cercare di mettere candidato qualcuno che abbia appeal con un determinato elettorato, magari addirittura qualcuno con la coscienza sporca, per vincere le regionali, le amministrative o financo le elezioni europee o politiche. Per allearsi con l’UDC bisogna che un minimo sottoinsieme di valori, a partire dal fatto che uno come Cuffaro non lo vogliamo vedere ne scritto ne dipinto, visto che già ci faceva ribrezzo governare con Mastella al cui confronto sembra una dama di S.Vincenzo.
Noi vogliamo poter essere diversi. Sarà un discorso elitario, non discuto, ma in nessun caso è possibile trovarsi a dover difendere Cuffaro o Mastella. Non ci potrei riuscire. E se le truppe si scoraggiano, sono demotivate e perdono di vista l’obiettivo, la guerra è difficile da vincere. Anche se magari si è vinta la battaglia.
Bisognerebbe smetterla di presentare dei bei faccioni conosciuti e telegenici e inziare a selezionare persone non solo capaci, per curriculum, ma con uno specchiato cursus honorem da sventolare in faccia all’immancabile pregiudicato che venisse proposto.
Le armi migliori che abbiamo sono queste. Quando qualcuno che vota Berlusconi si mette a ironizzare su Vendola e sulle primarie pugliesi, i risolini finiscono nel momento esatto in cui si pronuncia questa frase: “Vendola è una persona per bene ed è stata scelta dagli elettori, quando a destra farete le primarie, certamente le farete meglio di noi, e allora, ma solo allora, potrete criticare o ironizzare”. Fino ad allora, zitti e mosca. Saranno vittorie di Pirro, ma danno morale alla plebaglia come il sottoscritto.
Quindi, per il mio modesto avviso, ci vuole uno sforzo di due parti. Degli elettori di sinistra di aspettare che anche gli altri arrivino a comprendere che le ragioni delle nostre scelte senza compromessi non sono di maniera ma di sostanza. E dei vertici della sinistra che diano frecce da mettere nella faretra di chi combatte questa guerra in trincea (e le busca sneza tregua da 100 anni).
Infine, a tutti, un appello. Smettetela di presumere che sottolineare le magagne di Berlusconi serva a qualcosa per convincere chi lo vota. Serve forse a dare motivazioni a sinistra, ma a destra nessuno ci fa caso. Gli italiani che lo votano non sono meglio di lui. Anzi, lui è l’esatta sintesi di tutti le italiche magagne, dalla corruzione, al nepotismo, alle divisioni di censo, alla mancanza assoluta di qualsivoglia rispetto per le minoranze. La gran parte degli italiani è questo. E lo dimostra da tanti, tanti anni col suo voto.
Per farli venire di qua, bisogna convincerli con la forza dell’esempio che essere onesti, pagare le tasse, rispettare le minoranze, difendere i deboli, non accettare ingerenze da parte delle autorità religiose non è giusto solo per noi, ma è giusto e basta.
Ma un cambiamento generazionale richiede, appunto, una generazione. E non accetta i compromessi e le scorciatoie.