Giuseppe d’Avanzo, giornalista di Repubblica, è andato ad incontrare Genchi, il consulente delle procure che, essendo esperto di tecnologia, si occupa di analizzare il traffico telefonico di persone indagate.
La cosa potrebbe sembrare irrilevante, invece è decisiva. L’altra sera da Vespa ho visto (se pur per pochi minuti) Rutelli e La Russa che inciuciavano amabilmente sul tema delle intercettazioni lasciando intendere che addirittura De Magistris avrebbe intercettato degli agenti dei servizi segreti. Si è poi saputo che quello di cui parlava era “l’archivio Genchi” che però, a differenza di quello di Pio Pompa in via Nazionale, dove c’erano dei dossier sugli avversari politici di Berlusconi e per il quale non si alzarono certo latrati alla luna, stando a quello che dice D’Avanzo nell’intervista non contiene *alcuna* intercettazione telefonica.
In sostanza quello che fa questo tizio è creare una tela in cui ogni numero di indagato viene messo in relazione con tutti i numeri che chiama e così via, con un certo grado di profondità dell’ispezione di questo “grafo” di comunicazioni. In questa rete enorme (si parla di milioni di numeri) , è probabilmente finito anche il numero assegnato a qualche agente dei servizi.
Questa cosa, nonostante non ci sia nessuna ricaduta sulla sicurezza nazionale, giacchè se nessuno lo dice, si saprebbe assai quale sia il numero dell’agente in quel mare magnum di telefonate e mai in nessun atto potrebbero finire sue telefonate, a meno che non parli con un indagato. E se parla con un indagato lo può fare per due motivi: perchè indaga a sua volta (e credo che uno sappia bene che rischi di questo genere sono all’ordine del giorno se si parla con dei sospettati) oppure se è un corrotto servitore dello Stato. E allora sia ringraziato il cielo se qualcuno lo intercetta.
Insomma Berlusconi vuole fare il solito colpo di mano, visto che l’opposizione è debolissima, e cerca di vincere le resistenze dei suo alleati (che tanto come sempre dopo avere un po’ abbaiato si inginocchieranno a baciargli il fallo come fanno da 15 anni a questa parte) ma soprattutto quelle del Presidente Napolitano, che potrebbe rimandarla al mittente facendo alzare le antenne all’opinione pubblica.
Sarebbe meglio che le antenne l’opinione pubblica le alzasse per conto proprio, senza bisogno di alcun sollecito del Colle.
Aggiungo in ritardo il link al blog di travaglio che dice grossomodo quello che dico io: [ http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2151561.html ] ma aggiunge una considerazione interessante a cui non avevo pensato. Se un agente dei Servizi parla di cose riservate al telefono è lui a violare la legge (oltre ad essere un discreto coglione).
Aggiungo per buon peso:
http://www.repubblica.it/2009/01/sezioni/politica/giustizia-8/genchi-intervista/genchi-intervista.html
“Forse sono altri che danno scandalo. Ad esempio quel parlamentare che ha intestato a suo nome decine di schede telefoniche e le ha distribuite ai suoi conoscenti. Schede che giravano per tutta la Calabria e che non si potevano controllare, perchè erano coperte da segreto parlamentare”.
Questi vogliono colpire chi intercetta, anzichè chi usa la protezione dell’immunità parlamentare per far girare telefoni “sicuri”…..
Siamo fuori come biglie.